Romano e romanista, ma che ha fatto la storia del Leicester. La vittoria della Premier League nel 2016 rimarrà nella storia, ma Claudio Ranieri non ha dubbi su quale squadra tifare nel ritorno delle semifinali di Conference League di giovedì prossimo: “Me lo chiedete pure? Il rapporto con il Leicester è stato un fatto professionale, il tifo invece mi ricollega al bambino che sono stato e non posso tradirlo“, spiega sulle pagine della Gazzetta dello Sport.
Dopo il pareggio nella gara di andata, l’allenatore analizza le chance che hanno i giallorossi di accedere in finale: “Credo il 55%, perché c’è l’effetto Olimpico. Sarà molto bello rivederlo pieno, andrò anch’io allo stadio e ricorderò i tempi in cui andavo in curva. La prima trasferta la feci a 12-13 anni, andai a Firenze con mio cugino in un pullman di tifosi“.
L’ex allenatore giallorosso non teme nel “rischio euforia”: “Se in panchina hai Mourinho, che ho ringraziato per le belle parole che ha speso per me nella gara di andata, non c’è pericolo. Il Leicester in trasferta è meno efficace, se la loro stagione non ha rispettato le aspettative è proprio per l’andamento fuori casa. La settimana scorsa la Roma mi è parsa in controllo“.
Ranieri poi analizza i punti di forza di entrambe le squadre: “La mentalità di Mourinho, la ritrovata forma di Abraham e Zaniolo e il rientro di Smalling per i giallorossi. Peccato per l’infortunio di Mkhitaryan, vorrà dire che Pellegrini dovrà fare un lavoro doppio. Per gli inglesi dico l’organizzazione che ha portato Rodgers, la velocità di Vardy e la qualità di Maddison“.
L’ex allenatore della Roma chiude con un auspicio: “Se andrei a Tirana qualora la Roma dovesse centrare la finale? Perché no, il bambino che è rimasto in me non vede l’ora“.
L’intervista completa sulle pagine della Gazzetta dello Sport
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