Al 42’ di Cagliari-Pescara, Stroppa decide di cambiare: “Fuori il numero 93 Quintero, dentro Weiss”.
Ergo: bocciato il ragazzino colombiano di cui tutta la serie A stava parlando con grande interesse. “Eppure non è che stesse giocando male! Il problema era un altro: il Cagliari aveva palesemente preparato la partita su di lui, visto che le precedenti 2 partite aveva fatto molto bene a Bologna ed in casa con il Palermo, l’allenatore del Cagliari gli aveva piazzato a uomo un Nainggolan davvero mostruoso, che rubava qualsiasi tipo di pallone” ci spiega in esclusiva Giuseppe Colucci, che in quel Pescara lì ci giocava.
Compagno di ‘Juan’, come lo chiamavano in spogliatoio.
“Contro il Cagliari, fui sostituito anch’io a 15 minuti dalla fine per un problema muscolare, ma andò bene ugualmente, vincemmo 2-1 in Sardegna”.
“A fine partita fui uno dei primi a fare la doccia e a dirigermi verso il pulman del club dove avrei aspettato i miei compagni.
Salgo, e vedo Quintero seduto in ultima fila, tutto solo, con le mani davanti agli occhi”. Aveva gli occhi lucidi. Piangeva.
Giuseppe gli si avvicina. “Era triste perché insoddisfatto della prestazione e vedevo che il suo adattamento al calcio italiano stava avvenendo con non poca difficoltà. L’ho consolato dicendogli di stare tranquillo perché con quel sinistro avrebbe potuto fare quello che voleva in futuro”.
E vincere pure una Copa Libertadores, al Bernabeu, con un gol al 109’.
Che caso.
Ma le qualità del ragazzo sono sempre state palesi, sotto gli occhi di tutti, fin da subito.
“Era uno di quelli che ti puntava sempre, e 99 su 100 ti saltava. Baricentro basso, tecnico, imprevedibile. Uno su cui avresti scommesso che prima o poi sarebbe arrivato in alto”.
Ma di fatica ne ha fatta eccome, Juan, tant’è che la madre, recentemente, ha spiegato come per molti, a un certo punto, sembrasse ‘un fallito’.
Giuseppe però ci ricorda un altro bell’episodio che lo lega a Quintero.
“Si, mi ricordo l’episodio del suo unico goal con la maglia del Pescara, a Bologna.
Subisco un fallo al limite dell’area e chiedo di essere medicato. Esco a bordo campo. La posizione del piazzato era ottima per lo schema, che in settimana avevamo provato mille volte: lo schema sarebbe partito da me. Ecco perché Stroppa continuava a ripetermi ‘entra Beppe, muoviti che devi calciare’. E ancora ‘dai Beppe’, alla seconda volta mi girai e gli urlai ‘mister stai tranquillo, se calcia Juan direttamente, dobbiamo solo entrare ad abbracciarlo’ e… così fu!”. Quintero-gol.
“Stroppa mi guardó e sorridemmo senza dire nulla!”.
E il Pescara fece il suo primo punto in quel campionato di A.
Soddisfazioni.
E ricordi, anche recenti.
“Ad ottobre l’ho visto, a NYC, con la sua Nazionale contro il Costarica, titolare!
Ho ritrovato un calciatore più maturo, più vero, con giocate essenziali ed intelligenti, mai fine a se stessi,
un talento che, un giorno, immaginavo potesse diventare”.
Giuseppe, ex DG del Foggia, squadra del cuore, in cui ha vinto un campionato di C, ed una storica Supercoppa di categoria, non dimentica Quintero.
Un gioiello che ha illuminato la sua carriera al Bernabeu, nella partita più importante in assoluto.
Ma che il 30 settembre 2012, a Cagliari, piangeva, perché non riusciva ad imporre il suo gioco con la maglia del Pescara addosso.
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