Categories: Interviste e Storie

Qui Bisceglie, tra accenti stranieri e organizzazione familiare: parola di Emanuele Belviso

Il 5-5-5 di Lino Banfi è qui a Bisceglie. Nessun modulo strampalato, nessun allenatore nel pallone, tanto più che il nerazzurro in Serie C quest’anno fa rima con “organizzazione” in questa città a 40 chilometri da Bari che è tornata a respirare l’aria del professionismo 19 anni dopo l’ultima volta. Più semplicemente, 5-5-5 è lo score di vittorie, pareggi e sconfitte registrate sin qui nel girone C dal team allenato da Nunzio Zavettieri, decimo con 20 punti all’attivo e reduce da quattro risultati utili consecutivi: vittorie interne contro Matera e Monopoli, pareggi sui campi di Andria e Reggio Calabria. “Dopo la brutta prestazione di Catania (ko per 4-1, ndr) c’è stata una scossa sia da parte dei tifosi che da parte nostra –spiega a gianlucadimarzio.com il direttore sportivo Emanuele Belviso– così sono nati i quattro risultati utili. Equilibrio è la nostra parola d’ordine: non per niente 6/11 della formazione titolare sono tra i confermati della splendida cavalcata della scorsa stagione”.

Belviso, tra gli artefici della promozione dalla D ai professionisti (“E’ stata un’ascesa impensabile, io ci ho sempre creduto e dopo la vittoria sul Trastevere ho capito che ce l’avremmo fatta: la forza è stata quella del gruppo, non si vince solo con le qualità di una squadra” ricorda con il sorriso), ha una ricetta semplice per il buon impatto del Bisceglie in Serie C: Segreti non ce ne sono, quello maggiore è il lavoro. Abbiamo dato vita a un buon gruppo, mantenendo la base dello scorso anno, poi siamo stati bravi a livello gestionale: questa è una famiglia, per noi i ragazzi sono come dei figli. Cerchiamo sempre di mantenere un buon rapporto e i giusti equilibri”. Curiosità, in rosa ci sono ben 10 stranieri: “E’ una scelta particolare per la C, lo sappiamo –ribadisce Belviso- ma siamo stati bravi nelle scelte dei calciatori, anche perché quando hai un progetto che punta tanto sui giovani devi cercare di monetizzare. Abbiamo fatto un buon lavoro, oggi i costi sono onerosi per mantenere una squadra di calcio”. La sorpresa? Belviso si sbilancia: “Direi Ivica Jurkic, difensore del 1994: è un calciatore importante, ma quello che ci sta dando è impressionante. Anche gli altri sono forti, ne sentirete parlare”. Richieste ufficiali “non ce ne sono”, ma sugli spalti del Ventura più di qualche attento osservatore si è già visto. Un film che potrebbe ripetersi anche domenica pomeriggio, quando arriverà il Siracusa (“Squadra forte, organizzata, molto ostica. Bisogna stare con i piedi per terra”).

Già, lo stadio Ventura, oggetto di restyling in estate perché “la struttura era vecchia, andava rinnovata. Anche di questo diamo merito al presidente Nicola Canonico”. Belviso e Canonico, un binomio che esiste da nove anni: “Ci sentiamo 5 volte al giorno, c’è piena fiducia –ammette il ds- anche l’allenatore Zavettieri è stato scelto insieme: ci siamo innamorati di lui da quando era a Bari. Per una squadra giovane abbiamo scelto un maestro di calcio, il mister lo è”. L’obiettivo è fissato: prima la salvezza, poi si vedrà. “Premi-salvezza? “Non li diamo perché il pensiero è sempre quello del nostro presidente –il concetto di Belviso- alla fine è lui a scegliere cosa fare, è un vulcanico e se ci salviamo prima del previsto e poi potremo fissare i playoff come nuovo obiettivo sarà lui a decidere come agire. Mantenere gli impegni è la nostra priorità”. Sudore, testa bassa e lavorare: a Bisceglie non conoscono altra ricetta.

Luca Guerra

Nato un anno prima della caduta del Muro di Berlino, mi piace rompere gli schemi dell'informazione. Laureato in Scienze della Comunicazione, giornalista pubblicista, scrivo quando e in ogni modo possibile: il sedile di un treno o il banco di un fast-food sono ottime scrivanie alternative. Il giornalismo la passione di una vita, il calcio come stella polare di questa passione.

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