La filosofia catalana andrebbe studiata nelle scuole. A Barcellona e dintorni già lo fanno, ma capire il senso d’appartenza a quella regione da fuori è parecchio difficile. Il calcio è uno dei massimi mezzi per esportarlo. Da sempre con il Barça, e ora anche con la Kings League in tutto il mondo. Non a caso a capo c’è un catalano doc come Piqué. La percentuale di giocatori passati da La Masia che ora giocano in quel torneo è altissima, e tra questi c’è anche Fernando Quesada, miglior marcatore dei Jijantes.
Giocare nella miglior scuola calcio del mondo e scoprirne i suoi segreti. “Il più grande, secondo me, è che c’è un modello di gioco molto chiaro che ti insegnano fin da quando sei piccolo. Vieni allenato con quell’idea di calcio che ti porti fino alla prima squadra”. Quesada non ha mai esordito tra i “grandi” ma ha passato 10 anni con la maglia blaugrana vivendo quello che forse è stato il miglior periodo della storia del Barça. “Nell’ultimo anno delle giovanili mi sono allenato parecchio con la prima squadra. C’era Guardiola in panchina. Un’esperienza che non dimenticherò mai, incredibile. Ero in campo con i migliori giocatori del mondo. Tutti erano molto vicini a noi giovani, specialmente gli ex canterani come Xavi, Puyol e Iniesta. Sapevano che significava essere passati dalla Masia e si mettevano nei nostri panni”.
Ed è in Catalogna che ha conosciuto Deulofeu: “È stato il miglior compagno che ho avuto al Barcellona. Era un passo avanti a tutti ed era il giocatore giusto per quel modello”. Tra i segreti di quell’ambiente magico c’è anche il legame che si crea a distanza di anni. Quesada lascia Barcellona e va in Olanda all’Utrecht. L’esordio? Contro l’Ajax, con davanti Bojan Krkic, una delle più grandi promesse disattese uscite da La Masia. “Si eravamo già in contatto e mi ha fatto i complimenti per l’esordio e per il futuro”.
Prima del passaggio in Olanda, sembrava però fatta per il suo arrivo in Italia “Matteo Materazzi, il fratello di Marco, aveva fatto da intermediario e mi portò al Genoa”. Era già andato in sede, aveva firmato ma “il giorno dopo mi hanno detto che avevo un problema al ginocchio e i medici hanno deciso che non potevo giocare”. Trasferimento saltato e passaggio in Italia che non è mai arrivato. Gira nel professionismo spagnolo fino ad arrivare alla Kings League. “Ero a Formentera e il presidente Romero mi conosceva perché era il giornalista delle giovanili del Barcellona quando ero lì”. Nel primer split una sola partita contro la squadra del Kun Aguero. “Poi ho giocato quasi tutto il segundo split. Quest’anno volevo dare una svolta alla mia vita andando all’estero ma non ho ancora avuto l‘occasione giusta”. E intanto segna da centrocampo alla Cupra Arena, passatempo chill.
In Italia non c’è mai arrivato, ma ha potuto giocare con un certo Andrea Pirlo. “Esperienza incredibile. Lui è un grande: umile, ti sta vicino, in partita ci dava indicazioni. Vederlo giocare è stato fantastico, classe pura”. Maglia blaugrana e un’identità forte, non a caso gioca con i Jijantes. “Lavoro sempre molto in silenzio per dare il massimo. Credo che stia raggiungendo un buon livello, sono abituato a dedicare la vita al calcio”.
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