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“Quel giorno che fermai Dzeko”. Alessandro Lambrughi racconta la prima sfida “italiana” del bosniaco

“Edin Dzeko? Eccome se mi ricordo. Ogni tanto me lo dico: ‘cavolo ma ho giocato contro di lui!”. Ci mette un attimo Alessandro Lambrughi a riavvolgere il nastro della vita e tornare a 17 anni fa. Ora gioca a Trieste, in Serie C, dopo una lunga militanza in maglia Livorno. Ma nel maggio del 2001 era un giovane ragazzo delle giovanili del Milan. Si giocava a Ferrara, torneo Paolo Mazza. Un triangolare della categoria allievi tra Spal, Milan e Zeljeznicar. E’ il giorno della sfida tra i rossoneri e il club di Sarajevo. Da una parte lui, difensore centrale e gioiello delle giovanili del Milan. Dall’altra un manipolo di giovani ragazzi bosniaci di belle speranze, dove spicca un ragazzo molto alto. Fa il trequartista, non è velocissimo ed è ancora un po’ sgraziato nei movimenti: “Mi ricordo del torneo a Ferrara – racconta Lambrughi ai microfoni di GianlucaDiMarzio.comGiocammo contro di loro all’ultima partita e toccò proprio a me marcare Edin Dzeko. Lui non segnò e alla fine vincemmo noi. Ma fu una partita molto combattuta”.

Giovani ragazzi di una nazione appena nata come la Bosnia, alla prima “uscita” da casa. Felicità e un po’ di normale disorientamento. Erano gli anni di un nuovo inizio, di un intero movimento che si rimetteva in moto. Indipendente e tranquillità, finalmente. Ma si vedeva già che Dzeko fosse un giovane molto promettente. Aveva qualcosa in più rispetto ai suoi compagni”. Ricordi d’infanzia ancora vivi nella mente di Lambrughi, “sì ormai ho ricollegato tutto. Già anni fa mi ricordarono quel torneo e quella partita. Poi mi fecero vedere le foto e in un attimo tutto tornò alla mente”. Cartoline di una vita fa. Davanti Alessandro Lambrughi, vestito di tutto punto con il completino del Milan, premiato come miglior giocatore del torneo. Dietro, altissimo, un ragazzo dello Zeljeznicar che guarda. “Riguardare ora quella foto mi fa solo piacere”, ammette senza rimpianto Lambrughi. La vita ha riservato due percorsi diversi ai due. “Io premiato come miglior giocatore e gioco in Serie C e lui dietro a guardare ed è un campione”, Noi suggeriamo il facile ragionamento, ma è proprio Alessandro a dirlo, “ma non ho nessun pensiero negativo. Invidia? Rimpianti? E perchè? Sono felicissimo della mia carriera. Nelle giovanili ci sono tanti fattori che crescendo cambiano ed escono fuori. Era una vita fa, avevamo quindici anni”. Solo ricordi positivi e un messaggio di cuore. Da Alessandro a Edin, due ragazzi come tanti, come diciassette anni fa: “Voglio fargli i complimenti per il campione che è diventato e il percorso che sta facendo e augurargli di portare la Roma fino in fondo in Champions perché tutta l Italia fa il tifo per loro!”.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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