Capitan America ha 26 anni e vive a Milano. Non ha lo scudo, ma da oltre un anno si è messo un mantello rossonero e sta trascinando il Milan. Sulla Supercoppa vinta in Arabia c’è la sua firma stampata a caratteri cubitali: rigore conquistato e segnato contro la Juventus, gol e third-pass al bacio contro l’Inter. Christian Pulisic ha il superpotere della continuità in un Milan quanto mai discontinuo.
Un ragazzo ambizioso e competitivo: “Vuole vincere sempre, a ogni gioco, dal calcio agli scacchi. Studia giorno e notte per migliorare e batterti”.
A portarci nel mondo dell’esterno statunitense è Nick Taitague, suo ex compagno nelle nazionali giovanili ma soprattutto migliore amico: “Abbiamo la stessa età”, ci racconta. “Io giocavo allo Schalke con McKennie e Haji Wright, lui al Dortmund: abitavamo a venti minuti di macchina”.
“Lui era già una star, io ancora nelle giovanili: sul campo non ci siamo mai sfidati. Ma fuori abbiamo vissuto dei pomeriggi bellissimi”, sorride Nick. “Ci trovavamo a casa sua dopo gli allenamenti. Aveva la piscina, ma giocavamo soprattutto alla PlayStation: Christian in quegli anni era uno dei migliori giocatori di Fortnite che abbia mai sfidato. A Call of Duty invece ero più bravo io”.
Dortmund, Chelsea, Milan. Nick ha seguito la carriera di Christian con il cuore di un vero amico. Il suo percorso, invece, si è fermato troppo presto per un infortunio. Lui, però, non si è perso d’animo, è rimasto nel mondo del calcio e oggi lavora come agente. Spesso passa in Italia a trovare l’amico Pulisic. “Ma niente più PlayStation: oggi Christian va matto per gli scacchi e ama il golf. Ha un campo proprio dietro casa, giochiamo spesso quando sono da lui. Quella degli scacchi invece è un’ossessione che l’ha travolto di recente: legge libri per capire i segreti del gioco e migliorare. Di lui mi colpisce proprio questo: la sua mentalità, la sua voglia di vincere sempre. E infatti appena è arrivato in Italia si è messo a studiare la lingua per capire meglio l’allenatore e i compagni”.
Il segreto del Magnus Carlsen di Milanello sta proprio all’intersezione tra la competitività e la semplicità: “È un ragazzo molto ambizioso ma allo stesso tempo tranquillo: vive con una cerchia ristretta di amici, si dedica alla famiglia, ha fede in Dio e voglia di imparare”.
Non è stato un caso, quindi, se il suo impatto con il Milan è stato fantastico: “Un po’ me l’aspettavo, è un vincente. Sin da ragazzino si parlava di lui come un fenomeno, in tutte le nazionali giovanili era il migliore. Non ha paura delle nuove sfide: al Borussia ha fatto bene sin da subito e pure al Chelsea ha vinto una Champions da protagonista al secondo anno, segnando in semifinale. Ora al Milan è leader tecnico e trasmette la sua mentalità competitiva ai compagni”. Chiedere a Conceicao – sigaro in bocca e Supercoppa sullo sfondo – per avere conferme.
Pulisic ha costruito il suo successo estate dopo estate, tiro dopo tiro. Taitague ci accompagna dietro le quinte dell’off-season di Captain America: “Spesso passiamo quei giorni insieme, per lui non esiste pausa. Ogni mattina si sveglia alle sette e va in palestra: attivazione, stretching e allenamento. Poi andiamo sul campo e lavoriamo un altro paio d’ore. Ha grande cura del suo corpo: ogni cosa che fa è volta a migliorare. Recupero in piscina, bagni freddi, alimentazione: per stare nell’élite serve soprattutto questa dedizione”.
I gol dell’esterno classe ’98 – 25 in questo primo anno e mezzo al Milan – non sono frutto del caso: “Sul campo cura alcuni dettagli in particolare: tiro in porta, posizionamento e timing. Allena sempre destro e sinistro allo stesso modo e i risultati si vedono: contro l’Inter ha segnato di mancino. In quel gol c’è tutto: piede debole, tempismo e movimento giusto”.
Il suo futuro parlerà ancora rossonero – “a Milano sta molto bene” – e il suo obiettivo ora è ispirare le nuove generazioni: “Chistian è uno dei nostri migliori giocatori statunitensi di sempre: è l’idolo di ogni bambino. A Miami ha fondato i Pulisic Stomping Grounds, un’iniziativa benefica per dare ai ragazzi la possibilità di giocare a calcio gratuitamente: è il suo modo per restituire qualcosa a una comunità che lo riempie d’affetto”. Perché in fondo il vero superpotere del Captain America rossonero è la generosità.
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