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Psg, Thiago Motta: “Balotelli in Nazionale? Belotti e Immobile il posto se lo sono sudato”

Nove febbraio 2011, Dortmund. Germania-Italia finisce 1 a 1 per la delusione dei tanti tedeschi che speravano nella rivincita dopo le lacrime del 2006. Gara non indimenticabile da un punto di vista tecnico, ma fu la prima per Thiago Motta, che oggi sembra fuori dal progetto tecnico degli azzurri. Italia-Germania di San Siro è un buon motivo per La Gazzetta dello Sport per intervistare il centrocampista italo-brasiliano e farsi raccontare le emozioni vissute in 5 anni “azzurri”:

“La Germania mi ricorda l’emozione dell’esordio a Dortmund, l’inizio di una grande avventura che mi ha concesso il privilegio di rappresentare il mio Paese a due Europei e a un Mondiale. Il mio ciclo però è arrivato a scadenza naturale. Fa bene Ventura a puntare sui giovani per Russia 2018. A parte il campo, ho amato soprattutto la vita di gruppo durante i ritiri, le tavolate a cena con grandi giocatori, grandi uomini e amici. Peccato invece per l’infortunio in finale dell’Europeo 2012 contro la Spagna. Anche se entrai a gara già condizionata dal 2­-0 per loro, perdere così mi ha fatto davvero male”.

Chiavi del centrocampo nelle mani, o meglio, nei piedi di Verratti: “Marco non è solo il futuro, ma pure il presente della Nazionale. Non ce ne sono del suo livello in Italia e può vedersela alla pari con i campioni tedeschi, anche se in azzurro magari gioca in un ruolo diverso. Lo vedo più maturo, come uomo. Marco deve solo credere nel suo destino di top player. A centrocampo stanno emergendo ragazzi di talento come Locatelli che vanno tutelati e fatti crescere. Ascoltino i consigli di Buffon, Barzagli, Bonucci e De Rossi per capire il valore di questa maglia. In fondo però l’età non conta. L’Italia unendo la spensieratezza dei giovani e l’esperienza di chi è da tempo ai vertici può aprire un nuovo ciclo proprio come hanno fatto Spagna e Germania per tornare a vincere”.

Su Balotelli, rinato in Francia: “Mario a Nizza ha trovato l’ambiente giusto. Non è al top fisicamente, ma ha tempo anche per diventare di nuovo decisivo. Per essere utile all’Italia dovrà anche essere più un uomo di squadra, aderire al gruppo, pure se non dovesse giocare. Anche perché Belotti e Immobile il posto in attacco se lo sono sudato”. A giugno si chiuderà anche l’avventura a Parigi: “Il Psg è come fosse casa mia e in queste cinque stagioni ho sempre dato tutto per vincere e contribuire alla crescita del progetto. Per questo credo che sarà il mio ultimo anno a Parigi da giocatore. Futuro? Posso ancora giocare ad alti livelli magari in campionati emergenti e stimolanti pure per la mia famiglia. Però potrei anche iniziare ad allenare. Dove e quando dipenderà dai progetti che mi saranno proposti, ma deciderò sempre in sintonia con il mio presidente Al Khelaifi.

Redazione

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