In Spagna dalla Liga Primera in giù le squadre di calcio a livello professionistico sono 122; ce n’è soltanto una che detiene un incredibile primato (18 punti in sei partite): il Marbella, che milita nella Segunda División B. Il club, che negli ultimi anni si è giocato spesso la salvezza all’ultima giornata, è ufficialmente rinato. L’artefice? Un nome (con un cognome) che fa da garanzia: Alessandro Gaucci, figlio dello storico presidente del Perugia Luciano. Da qualche tempo Alessandro vive e lavora in Spagna e a giugno di quest’anno, dopo l’esperienza col Cadice, è diventato direttore sportivo del Marbella. Ad Alessandro piacciono le sfide che profumano d’impresa già a fine estate, quando in Andalusia si pensa solo a godersi i colori e i paesaggi assolati. E finora la sfida la sta vincendo: sei vittorie su sei con una squadra che peraltro è stata rifondata completamente: 21 giocatori inseriti ex novo e 2 mantenuti in rosa dalla stagione precedente. Non è però l’unico straordinario dato: l’allenatore della squadra, Mehdi Nafti, siede per la prima volta su una panchina. Alessandro, convinto di vedere nel franco-tunisino qualcosa di più che un calciatore a fine carriera (ha giocato in diverse squadre tra cui il Racing Santander, per concludere a Cadice) ha deciso di portarlo con sé incoraggiandolo a prendere il patentino da allenatore per far rinascere il club andaluso. (lanciare grandi allenatori è un evidente “vizio” di famiglia se ripensiamo a Cosmi e Colantuono). In estate mancava ancora l’ultimo titolo all’abilitazione di Nafti. Come da tradizione insomma le scelte non convenzionali in casa Gaucci sono una prerogativa e lo conferma – raccontandolo a GianlucaDiMarzio.com – “non immaginate quanto ho dovuto lottare per portare Nafti in panchina visti gli anni bui e la perdita di entusiasmo dei tifosi”.
Un altro aspetto particolare è la rosa multietnica che rispecchia una delle caratteristiche predominanti della città andalusa; ci racconta infatti che “se cammini per il centro incontri persone di ogni etnia e provenienza, un po’ come nel nostro club”. Nello spogliatoio del Marbella si contano dieci nazionalità: Serbia, Spagna, Argentina, Italia, Brasile, Francia, Repubblica Dominicana, Nigeria e Russia. La squadra è giovane anche se i marcatori più prolifici da inizio stagione (Marquez su tutti con 5 reti ma anche Goti e Despotovic) hanno tra i 27 e i 33 anni. Quando gli chiediamo conto degli anni di nascita dei quattro più “anziani” , in controtendenza rispetto alla sua predilezione per giovani talenti, sorridendo ci dice “qui bisogna fare i conti con il budget, e tenere presente che sono calciatori che guadagnano 1500€ al mese”. Le prime sei partite hanno portato gol e regalato entusiasmo in una città in cui i tifosi -ci confessa- “se vinci vengono allo stadio se perdi no, ma qui è tutto normale”. Parlare di obbiettivi è senz’altro presto: l’idea è portare più su la squadra in tre anni, anche se tiene a precisare “non è che se vinciamo il campionato già quest’anno ci tiriamo indietro!”. Le premesse e i numeri non mancano e la stampa spagnola in queste settimane ha celebrato così l’avvio perfetto del club:
Marca: “Iban un dominicano, un ruso, un argentino…Marbella es el unico equipo de Primera, Segunda y Segunda B que lo ha ganado todo”
Sur: “El Marbella más productivo de la storia”
Non ci resta che (ri)chiedere ad Alessandro Gaucci cosa pensi di un ritorno in Italia; ci risponde così: “qui lavoro anche 15 ore al giorno, mi vedo qualsiasi partita dal mondo, però ho la certezza che quando stacco ogni preoccupazione svanisce. Marbella è un posto meraviglioso dove è sempre estate e il calcio non ossessiona nessuno”. Magari in Italia ci tornerà, resta solo da vedere se lancerà una sfida in italiano o se verrà a pescare giovani promesse a cui insegnare l’andaluso.
Alice Nidasio
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