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Programmazione e segreti, rivincita Lione: i gol di Genesio sono “fatti in casa”

Parola chiave: “Programmazione”. Perché il poker del Lione parte da lontano. Precisamente dal vivaio, dalle giovanili del club. Li chiamano gli “enfants du pays”. Tradotto: “i ragazzi del posto”. Quelli che in Spagna son soprannominati “canterani”. A Lione ne hanno tutte le ragioni: crescono lì, vivono lì, studiano grazie al club e sono come una famiglia. “GroupamaOL training center” come simbolo di innovazione e progresso (si tratta del centro di allenamento ricostruito ad hoc insieme al Parc OL, in occasione degli Europei). Futuro. Contro la Roma, infatti, i protagonisti sono proprio loro: Diakhaby, Tolisso, Lacazette e Nabir Fekir. Quattro schiaffi, quattro gol ai ragazzi di Spalletti che perdono 4-2, nonostante il doppio vantaggio targato Salah-Fazio. Terza sconfitta di fila tra campionato e coppe, rivincita OL dopo il doppio passo di Mancini dieci anni fa.

Infine loro, gli “enfants du pays” alla riscossa e sugli scudi. Quatto reti “made in Lyon”. Apre Mouctar Diakabhy, centrale classe ’96 entrato nel giro della prima squadra quasi per caso. Fortuna. Yanga-Mbiwa e N’Koulou danno forfait, lui si impone da titolare dalla gara col Guingamp: 22 presenze e 4 gol. E pensare che al Nantes gli dicevano che era “troppo tenero nei duelli individuali”. Sbaglia su Salah eh, erroraccio da matita blu, ma argina Dzeko e strappa applausi. Promosso. Tolisso invece? L’ha cercato il Napoli ma lui ha detto no: “Lione scelta di cuore, non me la sono sentita di trasferirmi in Italia”. Ora lo vuole anche la Juve: “Sarei onorato”. Aulas, però – presidente “colorito” – se lo tiene stretto: “Pagare moneta, vedere cammello”. Questo il senso. Da piccolo, Tolisso guardava la partita con gli amici di una vita, davanti la TV. “Vedete? Giocherò in Europa”. Il padre, ex giocatore a livello regionale, osservava e lo spronava: “Senza di lui non sarei nessuno”. Ora segna in Europa ed è l’anima del Lione, centrocampista – pardon, mezz’ala – come non se ne vedono, a 22 anni e già maturo (ps: pronto per il grande salto di mercato). Curiosità: è nato nella stessa città di Aulas e Remi Garde, due icone nel mondo OL. Era destino.

Stesso discorso per Alexandre Lacazette, al 28esimo gol stagionale. In conferenza l’aveva detto eh: “Voglio segnare un gol alla Roma”. Profetico, prolifico. Al Parco Ol è l’idolo di tutti, negli store la sua maglietta è sempre la più venduta. Un cecchino sempre e ovunque, pure all’Europeo U19 vinto nel 2010. Cresce in un quartiere periferico di Lione, Mermoz, tra musica rap e tante reti nei campetti. Giocava esterno, Fournier l’ha spostato lì davanti esaltandone le qualità da punta. Risultati sotto gli occhi di tutti. Ah, ovviamente lo cerca mezza Europa da tre anni, ma l’OL dribbla (eventuali) polemiche: “Mercato? Non sono ammesse domande a riguardo”. Amen. Per lui bastano i gol. Per Fekir, invece, basta quel dribbling nello stretto in occasione del 3-1, roba da chapeau. L’anno scorso è stato fuori 6 mesi a causa di un infortunio in Nazionale, poi è tornato alla grande. Enfants du pays, numero uno utilizzato spesso a gara in corso per “spaccare le partite”. Esterno classe ’93, qualità pura. Giovani, belli e infine sì, ragazzi “del posto” cresciuti lungo il Rodano. I quattro gol del Lione nascono in casa. Questione di programmazione.

Francesco Pietrella

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