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Prisciandaro: “Io, Jack lo ‘squartaporte’ tra libri, stazioni di servizio e gol”

“Un mio vecchio allenatore mi diceva che a fine carriera restano i soldi e non le categorie. Oggi, però, i tempi sono cambiati, non darei mai questo consiglio a un ragazzo”. Per tutti era ‘Jack lo squartaporte’. La terza vita di Gioacchino Prisciandaro, ex bomber di Cremonese, Potenza e Barletta tra le altre, lo ha riportato nel mondo nel calcio.

Dopo una parentesi da gestore di una stazione di servizio e da scrittore, eccolo di nuovo vicino a un pallone, come osservatore della Lega Nazionale Dilettanti: “Il calcio può riservarmi ancora qualche sorpresa”, rivela a gianlucadimarzio.com, “Fa rabbia non aver giocato in Serie A. Ho pensato più alla moneta che alla carriera. Quando hai fame è cosi, a nove anni per andare ad allenarmi prendevo due pullman, adesso lo farebbero in pochi”.  

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LIBRI, STAZIONI DI SERVIZIO E RITORNI

“E tu che ci fai qui?”, ritornello ricorrente mentre era accanto alla colonnina di benzina: “Avevo rilevato un bar con stazione di servizio ma mi mancava qualcosa”, prosegue Prisciandaro, “e così ho cambiato di nuovo vita. Oggi sono Presidente di un centro calcistico di base a Casamassima, nel barese, e lavoro con la Lnd come referente tecnico per la Puglia”.

La testa è al campo e le ambizioni non sono finite: “Pochi mesi fa mi avevano incaricato di allenare l’U17 al Torneo delle Regioni…poi è saltato tutto per l’emergenza Coronavirus. Lo scorso anno ho scritto un libro autobiografico, ‘Il bomber dei poveri’. È stato un successo”, rivela sorridendo, pensa che solo a Cremona ho venduto più di 700 copie”. Girandola di esperienze, emozioni. Ma con un pallino fisso. 

NAPOLI E FIORENTINA SFIORATE

Quasi 400 gol segnati in carriera dalla Serie B in giù: “Il mio record stagionale? In Serie D nel 1999/2000, 31 gol in 31 partite col Rutigliano. Poi, gli anni di Martina e  Cremona sono stati quelli della consacrazione. Ma il grande attaccante lo fanno le grandi squadre, un calciatore forte da solo vale poco”.

Una valanga di marcature e qualche rammarico: “Se non sono arrivato in Serie A la colpa è stata mia. Non ho mai voluto un procuratore, avevo la convinzione che segnando molto non ne avessi bisogno. Nel 2002 sono stato ad un passo dalla nuova Fiorentina dei Della Valle”, confida Gioacchino, “il Martina, però, non volle cedermi e così la Fiorentina prese Riganò. Mentre nel 2004, quando ero alla Cremonese in C1, fui contattato dal Napoli, mi chiamavano in continuazione radio e giornali del posto, ricordo ancora un’intervista a Kiss Kiss, ma anche in quell’occasione sfumò tutto. Ed il Napoli prese Calaiò…diciamo che ho fatto la fortuna di altri attaccanti”.

"RIFIUTAI LA B… PER LA SERIE D!"

‘Sliding doors’: “Nel 1993 giocavo ad Aosta in C2, mi chiamò il Vicenza dalla Serie B, era quasi fatta ma alla fine andai a  Maglie in Serie D perché mi offrivano più soldi. Ecco, forse, quella sarebbe stata la svolta della mia carriera”. Quando segni così tanto è difficile scegliere un gol ma c’è sempre un ricordo che porti nel cuore: Quello con il Martina nel 2002 contro il Crotone di Gasperini, di testa, spaccai la rete. Con la Cremonese, invece, in C1 decisi la gara nel derby contro il Mantova”.

IL CALCIO È UNO SOLO

“In ogni caso non voglio, ne posso lamentarmi della mia carriera”, conclude Gioacchino, “Sarebbe un delitto, soprattutto in questo periodo. Sto vivendo l’ emergenza Covid con grande apprensione ma se dovesse riprendere la Serie A, devono riprendere tutti. Anche i dilettanti. Il calcio è uno e non ha categorie. E io ne sono l’esempio…”. Parola di ‘Jack lo squartaporte’.

di Fabrizio Caianiello

Redazione

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