Vi è mai capitato di credere visceralmente in qualcosa e poi pensare “ma quanto sono stato stupido?”. Guardare a posteriori la propria storia e non riconoscersi più. Enrico Preziosi oggi fa l’imprenditore a tempo pieno, la sua foto di Whatsapp lo ritrae su una scrivania davanti al computer e di calcio non ne vuole più sapere.
Nel 2021, dopo quasi vent’anni di storia con il Genoa, aveva ceduto la società alla 777 partners, chiudendo uno dei capitoli più importanti della sua vita: “Chiamami dopo le cinque che sono in ufficio”. Niente più campo, spogliatoi, il sapore dell’erba o la tribuna vip: “Ho acquisito molta serenità e meno stress. Francamente, anche se nessuno ci crede, a me il calcio non manca“. Una sentenza quasi irreale. Pensi a Preziosi e ti viene in mente la squadra di Gian Piero Gasperini che nel 2009 arrivò in Europa League, i gol di Diego Milito e i rigori Perotti.
“Ho già dato ed è stato come togliersi un peso dallo stomaco. Il calcio di oggi, forse, non mi appartiene più. Noi abbiamo fatto le cose sempre per passione, non per soldi, nonostante siano arrivate molte critiche dai tifosi. Quel tipo di presidente che io rappresentavo non esiste più e ci sono solamente risultati da raggiungere attraverso meccaniche che non mi appartengono. Insomma, non soffro” ha dichiarato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com a novembre 2023.
Tra i ricordi più belli, però, c’è quello Thiago Motta, ancor più vivido grazie all’ottimo campionato del Bologna, che ha conquistato la qualificazione in Champions League: “Per me non è una sorpresa. L’ho lanciato in Serie A per la prima volta anche se poi l’avventura, date le circostanze, non era delle più ideali. Interpreta il calcio in maniera moderna ma soprattutto si fa amare dai propri giocatori“.
Nel 2009 lo acquistò dall’Atletico Madrid come giocatore e dieci anni dopo gli affidò la panchina del Genoa: “Lo presi in squadra quando nessuno gli dava una lira. Lui ha saldato il debito con me a livello di risultati calcistici. Abbiamo sempre avuto un bel rapporto, ci guardavamo negli occhi e basta. L’ho chiamato ed è venuto ad allenare”.
Un’avventura durata solo dieci partite: “Forse è stato troppo immediato il salto in una società che aveva difficoltà ai tempi ma i grandi centrocampisti possono sempre diventare grandi allenatori. Lo presi perché mi fido di uomini come lui perché hanno una coscienza professionale e dei valori. Oggi ha capito la Serie A perfettamente. ll Bologna è una squadra compatta che ha investito e anche se non ha eccellenze particolari riesce a far esprimere al meglio la rosa, che non è quella dell’Inter o della Juve… Può ambire a piazze molto più importanti, con tutto il rispetto per il club in cui è ora”.
Uno spazio per il suo Genoa se lo ritaglia ancora: “Quando posso vedo volentieri le partite. Gilardino con le assenze che ha sta facendo un buon lavoro. Essendo una neopromossa paga lo scotto però mi sembra una squadra che gioca“.
Come la tentazione di rientrare in quel mondo che ha tanto amato: “Se dovessi tornare nel calcio lo farei solamente per Avellino, la mia città. Ho investito centinaia di milioni in altre società ma ho dato veramente poco per la mia città. Ma non in questo momento perché ho altre cose da fare”.
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