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Premier League, tutti i verdetti ancora in sospeso

In Premier League ci sono ancora 15 partite da giocare di qui alla fine. Non solo le dieci della trentottesima e ultima giornata, ma anche le due rimanenti della trentasettesima e tre recuperi.

 

 

Devono ancora essere espressi alcuni verdetti: manca il nome della terza retrocessa, quelli delle ultime due squadre qualificate alla Champions e di conseguenza quelli di chi va in Europa e Conference League. E soprattutto, deve ancora essere decretato chi, fra Manchester City e Liverpool, vincerà l’attuale edizione del campionato inglese. 

 

 

Champions, sfida aperta fra Arsenal e Tottenham

Tra oggi e domani sono in programma due partite decisive per la lotta alla Premier e la qualificazione Champions. Stasera l’Arsenal va a Newcastle e Arteta ha addosso la pressione di Conte, che battendo il Burnley ha effettuato il sorpasso (+2). I Gunners devono vincere per tornare a più uno sul Tottenham e continuare a dipendere da se stessi nella corsa al quarto posto. Domani, invece, il Liverpool è ospite del Southampton: se al St Mary’s Klopp dovesse perdere, il City sarebbe campione con una giornata d’anticipo. Non solo: anche in caso di pareggio, il titolo sarebbe virtualmente nelle mani di Guardiola, in virtù della regola della differenza reti (leggi qui come funziona in Premier in caso di arrivo a pari punti). 

 

 

Ieri, il City ha rischiato di rimettere in discussione il titolo, ma ha salvato la pelle pareggiando contro il West Ham dopo essere stato sotto 2-0. Vincendo all’ultima giornata, a Etihad contro l’Aston Villa, Guardiola sarebbe campione d’Inghilterra per la seconda volta consecutiva, la quarta in totale, l’ottava nella storia dei Citizens. Nel frattempo (le partite si giocano tutte domenica alle 17:00), il Liverpool affronta il Wolverhampton ad Anfield, a meno di una settimana dalla finale di Champions di Parigi, e con la testa (anche) alle condizioni di Van Dijk e soprattutto di Fabinho e Salah (anche se Klopp è ottimista al riguardo). 

 

 

Le deluse: Chelsea e Manchester United

Il Chelsea ha perso la finale di FA Cup ai calci di rigore, contro lo stesso Liverpool che gli aveva sottratto l’EFL a febbraio, sempre ai rigori. L’unico obiettivo rimasto, per Tuchel, è una qualificazione Champions non ancora aritmetica ma molto vicina: i Blues hanno 70 punti, 4 in più dell’Arsenal quinto, ed entrambe le squadre devono ancora giocare due partite. Della travagliata stagione dei campioni d’Europa e del Mondo in carica resterà soprattutto il rammarico di non aver mai conteso il titolo a City e Liverpool. Non è rammarico, bensì una sensazione mista di rassegnazione e sgomento, la cifra della stagione del Manchester United. Alla ultima partita sulla panchina dei Red Devils, contro il Crystal Palace, Ralf Rangnick dovrà evitare a Ronaldo l’umiliazione della Conference League, che diventerebbe realtà qualora ci fosse il sorpasso in classifica da parte del West Ham.

 

 

La lotta salvezza: Everton ancora in bilico

Discorsi ancora aperti anche in fondo alla classifica. Non per Watford e Norwich, le due neopromosse già aritmeticamente retrocesse in Championship. Resta ancora da stabilire la terza retrocessione. In lizza ci sono: Everton (36 punti, due partite da giocare), Leeds (35, una da giocare) e Burnley (34, due da giocare). I Toffees ieri hanno giocato una partita che si candida a emblema della loro stagione: in vantaggio 2-1 con il Brentford in casa, e quindi virtualmente salvi, si sono fatti rimontare e hanno perso 3-2. Chiudendo anche in 9 uomini. A Lampard serve battere il Crystal Palace nel recupero di giovedì per evitare quella che sarebbe la retrocessione più clamorosa della storia recente del calcio inglese

Andrea Monforte

Classe 2000, monzese (d’adozione), studio Lettere a Milano. Un’indomita ed ereditaria passione per lo sport (calcio, ovviamente, ma anche ciclismo), declinata in “narrazione” tecnica e sentimentale: la critica della complessità come antidoto alla semplificazione. La vaghezza del ricordo personale ha reso l’azzurro del cielo di Berlino 2006 un’indelebile traccia mitologica. Sono nato lo stesso giorno di Ryan Giggs e di Manuel Lazzari, ma resto umile.

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