Ancora la moviola,
ancora la Roma. Un anno dopo, i giallorossi escono dalla Champions
per degli episodi dubbi che lasciano spazio a tanta amarezza. La
scorsa stagione era capitato con il Liverpool: all’Olimpico, la
squadra di Di Francesco doveva ribaltare il 5-2 dell’andata. La
rimonta venne solo sfiorata: contro i Reds finì nella Capitale 4-2
ma due incredibili occasioni da replay fecero infrangere ogni sogno
di giocarsi la finale. Un fallo di Karius su Dzeko nel primo tempo
(venne fischiato un fuorigioco inesistente al bosniaco) e soprattutto
un intervento in area di mano da parte di Alexander Arnold su tiro di
El Shaarawy dall’altro, gli episodi incriminati.
Il rigore fischiato
a Florenzi per trattenuta di Fernando e quello non dato a Schick su
intervento di Marega, invece, sono quelli di questa stagione. Ma cosa
è successo? Nel primo caso, l’arbitro Çakir
ha deciso di affidarsi al Var su segnalazione dell’assistente
Marciniak. Nel secondo, invece, la scelta è di non guardare la
moviola, lasciando aperti dubbi e recriminazioni anche a gara finita.
“La vera violazione? È stata alla regola numero 18: quella del
buonsenso” ha commentato ai microfoni di Gianlucadimarzio.com l’ex
arbitro Rosario LoBello, dal ‘75 al ‘92 direttore di gara della
Serie A.
“Il
problema è che sembri mancare la certezza della norma: il Var è
stato introdotto per togliere qualche errore, è necessario che chi
sta davanti al monitor abbia la possibilità di poter intervenire di
più, anche a costo di ridurre qualche autonomia nei confronti di chi
sta in campo”. La spiegazione tecnica è semplice: “L’arbitro
Çakir
ha deciso di non considerare omologhi i due interventi, che alla fine
sono due leggerezze dei difensori”. Probabilmente, infatti, “senza
il Var non sarebbero nemmeno stati considerati; né l’uno, né
l’altro. Ma se vai a verificare il primo, che può essere già di
per sé generoso, e hai la fortuna di avere un episodio simile anche
dall’altra parte pochi minuti dopo, devi assolutamente controllare
anche il secondo”.
Un’ingenuità
grave. Forse, un eccesso di fiducia. Ma le recriminazioni sono tante,
soprattutto per la squadra sconfitta. “È proprio questo il guaio”
continua Lo Bello. “Chi esce da una competizione, deve essere
convinto che non ci siano dubbi sulla direzione di gara. Invece qui
non è oggettivamente così. E
si alimentano perplessità, legittime
o meno che siano”. Ora come allora, la moviola strozza in gola un
urlo che i tifosi e i giocatori della Roma erano quasi pronti a
lanciare. Restano invecele lacrime di Florenzi per una punizione
forse più grande di lui. E quella sensazione che ancora la strada
per arrivare a una maggiore
equità,
con l’uso della tecnologia, sia molto lunga.
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