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Roma, ecco il Porto da record del ‘laziale’ Conceicao

“Speriamo di pescare il Porto”. A Roma tutti volevano il club portoghese agli ottavi di finale di Champions League. E l’urna di Nyon ha risposto “presente”. Un sorteggio benevolo per la seconda volta in stagione, ormai una costante con Totti dirigente. “Siamo stati fortunati”, il commento dell’ex capitano. Ecco, vista la condizione attuale della Roma la lettura migliore la offre però il dg Baldissoni. “Oggi come oggi siamo preoccupati di sfidare l’Entella in Coppa Italia figuriamoci se non siamo preoccupati di sfidare il Porto”.

Preoccupazione che a febbraio dovrà trasformarsi in sano rispetto per un club “voluto” in questo sorteggio, ma solamente per il maggiore pedigree – sulla carta – delle altre avversarie possibili. Perchè la Champions League di questa stagione racconta di un Porto da record. 16 punti raccolti nella fase a gironi, che ne ha fatto la miglior squadra tra tutte le 32 partecipanti. Terzo miglior attacco del torneo con 15 reti siglate, al pari del Bayern Monaco e dietro le sole PSG (17) e Manchester City (16). Solamente sei i gol subiti. In Portogallo la situazione è simile: primo in classifica a quota 33 punti con 11 successi, 2 sconfitte e zero pareggi.

MEU AMIGO CONCEICAO

“Speriamo di giocarcela con il Porto”, magari evitando la beffa firmata da un ex laziale. Sulla panchina dei lusitani infatti siede Sergio Conceicao, ala destra del centrocampo da sogno della Lazio dello Scudetto. Arrivato nellclub più importante di Portogallo dopo gli ottimi risultati con Braga e Nantes, il Porto di Conceicao è meno portoghese di quello che potrebbe dire il passaporto del club e del suo allenatore. Subisce pochissimi gol con la difesa sudamericana formata dai brasiliani Telles, Eder Militao e Felipe insieme al totem uruguagio Maxi Pereira. Un reparto completato da Iker Casillas che con 173 gare è il giocatore più presente nella storia della Champions. E segna tantissimo (43 gol tra campionato e Champions) con il bomber maliano Moussa Marega, ad 11 gol in stagione.

BOTTEGA CARA

Herrera, trattato proprio dalla Roma prima dell’acquisto di Nzonzi e ora tornato fortemente d’attualità per rinforzare il centrocampo dell’Inter. Il contratto del messicano scade nel 2019 e gennaio sarebbe l’ultima occasione per fare cassa, così come per Brahimi, anche lui in scadenza a giugno. Bottega cara e di qualità, tranne che con la Roma. Tre le operazioni di mercato tra le due squadra, nessuna passata alla storia. Dalla doppia cessione José Angel (con regalo del cartellino) e Alenitchev, fino a Marcano questa estate, arrivato gratuitamente e probabile partente già a gennaio.

SFATARE IL TABU’

“Speriamo di passare con il Porto”, che visti i precedenti non è così scontato. Le due squadre si sono già sfidate in due differenti competizioni europee, con il Porto sempre vittorioso. Nella stagione 1981-1982 il primo incrocio, agli ottavi di Coppa delle Coppe: 2-0 all’andata, in Portogallo, firmato Walsh e Costa, e mesto 0-0 all’Olimpico. Due anni fa il secondo confronto, nei preliminari di Champions League. Nonostante l’1-1 favorevole ottenuto al Dragao (autogol di Felipe e pari su calcio di rigore di André Silva) la Roma non si qualificò per la fase a gironi, crollando in casa giocando una partita folle, con due espulsi (De Rossi e Palmieri) ed uno 0-3 pesantissimo firmato Felipe, Layun e Corona.

In due mesi la Roma dovrà “sfatare ll tabù” come detto da Di Francesco, ma soprattutto cambiare faccia, “tornare ad essere la Roma”. Baldissoni ha dettato la linea, Monchi negli Stati Uniti sta pianificando il futuro e il mercato con il presidente Pallotta. La Roma europea di Di Francesco non ha mai deluso, anzi ha spesso stupito per quella dimensione mai avuta nella sua recente storia. Gioco e risultati, tutto quello che ad oggi manca alla Roma. La semifinale dello scorso anno è il manifesto, ma tutto l’andamento in Champions sotto la gestione Di Francesco è stato da record. Aiutato anche da sorteggi benevoli, dal girone con Plzen e CSKA, passando per lo Shakhtar lo scorso anno. “Poteva andare peggio”, ma anche al Porto…

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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