Cara Venezia ti scrivo… Se vi lasciate transportare nei luoghi di Venezia potreste imbattervi nella segretezza delle sue calli, nello scorrere nei canali con le sue gondole, nella maestosità di Piazza San Marco, ma non solo. Potrebbe anche capitarvi di incontrare chi quella città ha imparato a conoscerla, “toccarla”, innamorarsene. Fisico imponente, capello biondo, tratti nordici, un sorriso accogliente. Un ragazzo che, in qualche modo, della città ne è diventato capitano: Joel Pohjanpalo. Una storia d’amore. Una storia che vive e raccoglie in sé tante sfumature proprie di questo sentimento. Passione, fedeltà, conferme e promesse mantenute. Perché quello dell’attaccante con Venezia è un rapporto unico. Unico in quanto diverso. Intimo, profondo, simbiotico. Il contatto con l’atmosfera della laguna, l’affetto dei tifosi, gli odori delle strade. Joel è così, ama la normalità. E la sua normalità è girare per la città, essere l’unico giocatore della rosa a viverci, incontrare persone e scambiarci un sorriso. A Venezia ha ritrovato la tranquillità e la gioia nel giocare. Quelle sensazioni autentiche vissute nella sua Finlandia. Poi un viaggio per l’Europa, aspettative e ripartenze, infortuni e tenacia.
Tre gol in tre minuti, l’avvocatura, il no al Liverpool, l’enoteca a Helsinki, un file Excel e una birra in campo. Pohjanpalo è (anche) questo. Anzi, è tanto altro ancora. Torneremo su tutto questo. Il presente è fatto di tre istantanee: la fascia di capitano, i gol e un rinnovo firmato in mezzo alla “sua” gente con il ds Antonelli (che ha giocato un ruolo fondamentale). Un rinnovo con e per Venezia. Perché Venezia “è unica”.
Il piccolo Joel si divide tra la scuola, i campi di calcio e quelli di hockey. La scelta ricade sul pallone, anche se nel tempo un piano B se lo era preparato: “Volevo fare l’avvocato, ma mi è andata bene con il calcio, sono stato fortunato”, rivelò al Corriere della Sera. D’altronde il talento si esprime fin da subito, puro e incontrastato. A otto anni in 69 partite segna 202 gol. 202 precisi? Sì, se li segnava tutti: “Tenevo il conto di quanti gol facevo alle partite. Ho cominciato con un quaderno poi sono passato ad un file Excel. A 1000 mi sono fermato ma conservo ancora tutti i dettagli da qualche parte”.
Gli anni passano, i gol restano. Arrivato in prima squadra ne segna 3 in altrettanti minuti. Risultato? “Tante squadre da tutta Europa mi volevano” e viene inserito nella lista di Don Balòn del 2012. Il Liverpool del suo idolo Owen gli offre un contratto per le giovanili, lui rifiuta. Il destino lo vuole in Germania, destinazione Bayer Leverkusen. I prestiti in seconda divisione, prima all’Aalen poi al Fortuna Dusseldorf, poi il ritorno ed è tempo di Bundesliga. Rete all’esordio e… un’altra tripletta “alla seconda partita da subentrato contro l’Amburgo”. Poi arrivano gli infortuni, una storia che sembra spegnersi. I medici ipotizzano la fine della carriera. Il classe ‘94 riparte: prestiti in Germania e Turchia. Nel mezzo Euro2020 e il gol (primo e unico della nazionale finlandese in una fase finale di una competizione internazionale) contro la Danimarca nella partita dove Eriksen rischiò la vita. Nell’estate 2022 arriva in Italia. Venezia, magica Venezia.
“Venezia è un posto speciale dove vivere il calcio: abbiamo uno stadio unico al mondo, credo che nessuna squadra vada alle partite in barca. E poi il legame con i tifosi è speciale, soprattutto per me che ho scelto di abitare in città, è un incontro continuo per le calli, sui ponti”. La casa a San Polo, le passeggiate per i vicoli veneziani: “Cammino volentieri, ho il mio bar preferito dove prendere il caffè, ho la macchina a piazzale Roma e in dieci minuti sono al campo”, dichiarò in una intervista alla Gazzetta dello Sport. Intensità e intimità di un rapporto nato, cresciuto, maturato. E ci sono alcune immagini che ne rappresentano la fotografia più fedele. La scelta di vivere in centro e non fuori Venezia. Quelle birre bevute insieme ai tifosi allo stadio, anche se lui preferisce il vino. Un anno, lo scorso, concluso con 19 gol. Infine, due istantanee offerte da questa stagione. La fascia da capitano, onorata e tutelata. E il rinnovo del contratto, unico per modalità, significato, forza emotiva e comunicativa. Un annuncio arrivato il 13 settembre, giorno del suo compleanno, a sorpresa. Un annuncio avvenuto in centro al Venezia FC Store Rialto. Una calle come teatro per sigillare una promessa d’amore. L’arrivo inaspettato del finlandese con il ds Antonelli, la firma e la maglia con la scritta 2027, e l’abbraccio dei (500) tifosi accorsi.
Genuino e puro. Intorno a quelle strade dove prende vita e respira la città Venezia. Fondamentale per il rinnovo, arrivato dopo tanti interessamenti dalla Serie A e dall’Europa, è stato il ds Antonelli, protagonista della rinascita della squadra, che è riuscito a trattenere l’attaccante. Stima, riconoscenza, senso di appartenenza. Pohjanpalo e Venezia insieme, ancora una volta. Un rinnovo festeggiato con la rete decisiva nella vittoria contro lo Spezia. 1, 2, 3: firma, gol, vittoria.
Un’enoteca aperta a Helsinki, perché lui alla birra preferisce il vino. Basta rimpianti per quello che sarebbe potuto essere, ma felicità per ciò che è stato. Una casa in centro e le calli di Venezia con i suoi tifosi e i suoi profumi. E queste scelte, perché di scelte si tratta, rappresentano il suo essere. Il suo eccentrico senso nordico che in Italia ha trovato la sua casa. Pohjanpalo è questo, un inno alla normalità e alla semplicità. È l’esaltazione della leggerezza, che è cosa ben lontana e diversa dalla superficialità. È una passeggiata in centro e un salto al mercato del pesce, una birra con i tifosi e la casa in centro. “Penso che sia bello mostrarsi a loro per come si è. E godersi la vicinanza con le persone che sostengono la squadra”. E sta tutto qui. Nel contatto e nella “normalità” del vivere la vita e con lei i suoi momenti. Il contatto. A Pohjanpalo piace questo. Sentire e vivere. La città, l’affetto, la passione. Un uomo del nord che vive di calore, passione ed empatia. Lui ha capito Venezia e Venezia ha capito lui. Perché, in fondo, basta poco per essere felici. Non è accontentarsi, è conoscere la grandezza delle piccole cose.
From Venice with love, Joel Pohjanpalo.
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