Episodio molto controverso poco prima del novantesimo in Pisa-Bari, posticipo di Serie B.
Durante un’azione degli ospiti, l’arbitro Colombo intercetta la palla. Il possesso resta del Bari, che dopo pochi secondi si conquisterà un calcio di rigore. Il gol dagli undici metri di Antenucci darà la vittoria ai pugliesi.
Il Pisa protesta però per il tocco di Colombo. Il direttore di gara avrebbe dovuto interrompere l’azione? Ci dice tutto Gianpaolo Calvarese.
La questione sta tutta nell’articolo del regolamento che si intitola “Pallone non in gioco“. Vi si specifica che il pallone smette di essere in gioco, qualora toccato dall’arbitro, se in conseguenza di tale tocco “inizia un attacco promettente“.
Ed è proprio questo il caso: il pallone deviato da Colombo non procede all’indietro, verso la difesa, ma si avvicina all’area del Pisa: si tratta di un’azione promettente a tutti gli effetti, che poi porterà al rigore. Passa dunque in secondo piano il fatto che il possesso resti del Bari: l’arbitro avrebbe dovuto interrompere l’azione.
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