Da guelfi a ghibellini, dal viola al nerazzurro: dalla Fiorentina al Pisa, Alberto Aquilani in estate ha deciso di cambiare casacca. Un passaggio, che probabilmente non sarebbe stato approvato da Dante, fatto dall’ex centrocampista, chiamato a guidare la rivoluzione a Pisa dopo i successi ottenuti nel settore giovanile della Fiorentina. Ma come sta procedendo questa rivoluzione? Giunti alla seconda sosta per le nazionali, è arrivato il momento di tracciare un primo bilancio sull’esordio da capo allenatore.
Partiamo da un punto: il Pisa non sta andando bene. O meglio, il rendimento della squadra al momento è sicuramente sotto le aspettative. Nove punti in otto gare (i nerazzurri recupereranno quella con il Lecco il 24 ottobre). Sei gol fatti, sette subiti, e un pubblico che adesso rumoreggia, inneggiando a quel cambiamento sperato, soprattutto considerando il grande mercato condotto dalla società. Veloso, Valoti, il ritorno di Barberis, D’Alessandro, Arena, Barbieri… tutti nomi che lanciano un messaggio alla categoria, e non quello di un dodicesimo posto. Ma il progetto è lungo, i giocatori ancora sono in fase di assimiliazione delle sue idee, e la società ha confermato la totale fiducia verso la scelta presa.
“Quello che avremmo potuto fare io e te…“. I versi di Vasco si potrebbero adattare perfettamente ad Aquilani e Matteo Tramoni. “Voglio esterni abili a puntare l’uomo e saltarlo“. E l’uomo scelto dall’allenatore essere proprio il corso, sul quale aveva basato tanto del proprio gioco, tanto dell’impostazione della squadra su di lui, per poi perderlo quasi per tutta la stagione dopo poco più di sessanta minuti. La partita d’esordio dei nerazzurri, la vittoria contro la Sampdoria, rappresenta l’utopia di ciò che sarebbe dovuto essere il Pisa. Un sogno avviato al gol dello stesso Tramoni, e dal quale i nerazzurri si sono svegliati dal crack fatto dal suo ginocchio: lesione del crociato anteriore del ginocchio sinistro. Nel mezzo, una gemma di Arena, altro diamante grezzo pronto a limarsi (qui la sua storia).
Da quel momento, i nerazzurri sono entrati in un vortice di infortuni. Tramoni, Torregrossa, Caracciolo, Touré, De Vitis, quindi D’Alessandro: due mesi di stop per il 77. Considerando che Gliozzi, miglior marcatore della scorsa stagione, è stato operato a inizio settembre, Aquilani non ha mai avuto a disposizione la totalità della sua rosa. Il risultato? Otto formazioni cambiate in altrettante gare.
L’idea di gioco di Aquilani è quella di un calcio all’insegna dell’estro, delle giocate e del controllo della partita, ma al momento i numeri del Pisa sembrano raccontare tutt’altro. Sette gol subiti, terza migliore difesa del campionato, passata con il proseguire delle partite da quattro a tre, ma con sempre protaognista Canestrelli, stacanovista e nuovo leader. Una squadra “da trasferta”: lì sono stati conquistati otto dei nove punti. Numeri difensivi che servono anche a sopperire la mancata produzione offensiva. L’alta percentuale di possesso palla, 54% (seconda solo a quelle di Spezia e Catanzaro), non ha incrementato la produzione offensiva: solo sei gol segnati, e soltanto uno da un attaccante, Masucci contro il Cosenza, che con Aquilani condivide l’anno di nascita.
Proprio il gol del numero 26, idolo della tifoseria, ha fatto “infuriare” l’allenatore: “Il dato che abbia segnato lui è negativo! Gaetano è un esempio per tutti, ma il fatto che abbia fatto più lui che i compagni di dieci, quindici anni più giovani dovrebbe portarli a fare un esame di coscienza!“. D’altronde, Aquilani non si è mai nascosto dietro a un dito. Le sue conferenza stampa sono lucide, prive di espedienti retorici. Sincero riguardo le domande sulle decisioni del var: “Non so gestire bene quei momenti, non sono abituato”, pronto ad assumersi le proprie colpe: “Non basta quello che stiamo facendo, non stiamo giocando bene”, mettendo anche i ragazzi davanti alle proprie responsabilità: “Stiamo tutti dando troppo poco“.
“Non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, si possa far poesia” cantava Guccini. Poesia, quella che al momento manca a Pisa. E per farlo, deve culminare la sua rivoluzione. Come? Conquistando la sua “Bastiglia”, ossia “riconquistando” casa sua: l’Arena Garibaldi. I nerazzurri non vincono in casa dal 18 marzo, e in questa stagione hanno ottenuto due sconfitte e un pareggio, tre partite caratterizzate da un gol subito agli ultimi istanti. Per potere dar vita al suo Pisa, Aquilani ha un compito anche “musicale”: tramutare i fischi sentiti con il Cosenza in applausi.
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