Champions, scudetto, ambizioni, gioco. Quattro caratteristiche come quattro sono gli anni che Stefano Pioli festeggia sulla panchina del Milan. Eh sì, perché il 9 ottobre 2019 l’allenatore parmense sostituiva Giampaolo restituendo fascino, lustro e successo a un club che viveva gli anni più bui della sua storia.
Il giorno più buio è stato sicuramente il 22 dicembre 2019 con i cinque gol subiti in casa dell’Atalanta. Paradossale, quasi un ossimoro, pensare che è proprio da lì è nato il Milan che oggi conosciamo. O forse no. Perché per risalire bisogna sempre prima toccare il fondo.
Quel 5-0 consegnò a Pioli nelle settimane successive un Kjaer in cerca di riscatto e un Ibra che… beh, è Ibra. La vecchia guardia che diventa la nuova spina dorsale rossonera.
Il 4-2-3-1 riporta i rossoneri in Champions (proprio a Bergamo) ma Pioli col passare dei mesi sente mancare qualcosa, e allora inizia a sperimentare: Bennacer fa coppia con Tonali davanti la difesa e Kessie va sulla trequarti, viene scoperto il talento di Kalulu e Tomori si dimostra l’acquisto giusto in difesa. Queste le chiavi per lo scudetto.
Il ritorno in Europa si conclude con ottime prestazioni ma con scarsi risultati al netto però di un girone di ferro. Da testa di serie però, l’anno successivo, il Milan dimostra una crescita ed un maturità divenuta poi totale agli ottavi prima con il Tottenham e con il Napoli ai quarti poi. La semifinale è un capitolo a se.
Con l’inizio del 2023 il Milan sbanda e in un mese perde due derby, viene eliminato in Coppa Italia dal Torino e incassa nove gol tra Lazio e Sassuolo. Pioli allora cambia ancora e passa alla difesa a 3 con Thiaw titolare e Bennacer trequartista, mosse che fanno rialzare il Milan prima in Champions e poi in campionato, fino alla conquista del quarto posto.
Nel mezzo viene scoperta l’indispensabilità di Krunic ma anche un turnover che non funziona, mettendo alla luce una panchina non all’altezza dei titolari.
Insomma quattro anni intensi, pieni di gioia e di dolore per i tifosi del Milan che hanno ritrovato la vittoria dello scudetto e la Champions League ma anche dovuto subito qualche batosta che resterà nella storia degli sfottò tra ultras. Ma tutto ha un prezzo, anche le ambizioni, il lustro, le vittorie e soprattutto le soddisfazioni.
Certo, l’Inter continua a restare la kryptonite dell’allenatore parmense, ma in fondo, chi è perfetto?
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