Durante l’intervista a SkySport, Tiago Pinto ha parlato del mercato della Roma. Un mercato non sempre positivo, ma allo stesso tempo un mercato che ha visto sempre coinvolto José Mourinho.
“Non è mai arrivato un giocatore a Roma senza che Mourinho non fosse a conoscenza”, ha cominciato l’ex general manager giallorosso. “Sarei bugiardo, però, se dicessi che tutti i giocatori arrivati fossero delle prime scelte. Non è così, lui era coinvolto su tutti i giocatori che potevamo prendere. Dai giocatori che sono andati bene a quelli che sono andati male, nessuno è stato giocatore di Tiago o di Mourinho o della società”.
“Nessun giocatore è arrivato senza che Mourinho ne fosse a conoscenza. Non è giusto, però, dire che Mourinho abbia avuto tutti i giocatori che voleva. Quelli che abbiamo preso sono quelli che potevamo prendere a determinate condizioni”.
“Ci sono stati degli acquisti che non hanno reso come Shomurodov e Renato Sanches. Il mercato è il 20-30% della squadra, il 70-80% è fatto dal lavoro quotidiano. Ci sono stati degli acquisti che non hanno reso, altri hanno reso, altri ancora in un certo momento sono stati spettacolari e oggi vengono criticati”.
Tiago Pinto torna indietro nel tempo, durante il suo periodo al Benfica. “C’è un principio che ho imparato al Benfica: noi direttori sportivi non dobbiamo perdere due volte. Quando acquisti un giocatore, lui vale qualcosa tecnicamente ed economicamente. Se il giocatore non va bene in campo, non devo far perdere alla società ciò che ha investito”.
L’ex general manager ha anche parlato dell’acquisto di Vina: “Ha giocato 44 partite alla Roma, non ha reso come aspettavamo, ma alla fine con il prestito al Bournemouth e la cessione al Flamengo non abbiamo perso. Come direttore sportivo non devo far perdere la società due volte”.
Nei tre anni alla Roma, Tiago ha avuto un ruolo a 360 gradi con diversi compiti nei vari ambiti societari: “Dovevo gestire diversamente la voglia di fare tutte cose insieme: ridurre il monte ingaggi, portare i giocatori dalla primavera alla prima squadra, prendere i grandi giocatori, vincere ed essere in linea con il settlement agreement. È difficile mettere tutte queste cose insieme, magari con un po’ di inesperienza pensavo di poter fare tutto”.
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