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Pino Wilson, sempre il capitano

Pistole nei ritiri, cazzotti in allenamento. Il venerdì, tra i due clan, volavano schiaffi a Tor di Quinto sotto gli occhi di Maestrelli. Da una parte Martini e Re Cecconi, dall’altra Chinaglia, Oddi e Pino Wilson, due bande dello stesso spogliatoio. La Lazio del ‘74 era così, eroica e maledetta. Eroica perché ha vinto il primo scudetto della Lazio a due anni di distanza dalla Serie B, maledetta perché di quella squadra ne sono rimasti pochi. 

 

 

Maestrelli se n’è andato troppo presto, come Chinaglia. A Re Cecconi fu fatale uno scherzo a un amico. Oggi se n’è andato anche il capitano Pino Wilson, morto nella notte a 76 anni, probabilmente per un ictus. “Ti sei distratto e ti sei fatto infilare dalla morte. Eppure lo sapevi che gli stiamo antipatici noi di Maestrelli”, ha scritto su Facebook Luigi Martini, che nel ‘74 faceva parte della banda opposta, ma che la domenica in campo era pronto a farsi guidare dal numero 3. 

 

 

Era nato a Darlington Pino Wilson, una grigia cittadina d’Inghilterra, da mamma napoletana e un soldato inglese. Si era trasferito a Napoli da ragazzino, dove ha iniziato a giocare sul serio. Prima alla CRAL Cirio, poi all’Internapoli, in panchina Gianni Di Marzio e in attacco Giorgio Chinaglia. Nel 1969 il passaggio alla Lazio con Chinaglia, tra le lacrime. Perché sperava di firmare col Napoli, squadra della sua città. Ancora non sapeva che sarebbe diventato un mito a Roma. 

Con la maglia biancoceleste ha giocato 324 partite e segnato 6 gol, ha vinto il primo storico campionato ed è stato bandiera. È stato lui il 28 ottobre del 1979, fascia da capitano al braccio, a placare i tifosi biancocelesti dopo la morte di Vincenzo Paparelli, ucciso da un razzo partito dalla curva opposta. C’era lui davanti a tutti il giorno del funerale di Tommaso Maestrelli, composto, nonostante la morte nel cuore. Con Chinaglia non si parlò per sei mesi dopo essere andato via dai Cosmos, prima di tornare di nuovo amici fraterni. Staranno per sempre insieme, nella cappella della famiglia Maestrelli, insieme a Tommaso. 

 

 

“Ciao Pino, nostro Capitano, la storia che ci lega è eterna”, ha scritto la Lazio sui social. Lo applaudivano ancora i tifosi, tutti i giorni, quando parlava in radio. Per tutti era sempre ‘il Capitano’, anche 50 anni dopo. La fascia la terrà con sé, quella non gliela toglie nessuno.  

Giacomo Chiuchiolo

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