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Pinamonti sfida il suo cuore: “Inter, se segno non esulto. Raiola come un padre”

Andrea Pinamonti è l’uomo del momento. 12 gol in stagione, tre nelle ultime tre partite con la doppietta fatale al Napoli per i sogni scudetto. Domani scenderà in campo contro il suo passato, in una partita fondamentale per l’Inter nella rincorsa al Milan.

Della “sua” partita ne ha parlato ai microfoni di gianlucadimarzio.com: “Domani sarà un’emozione particolare, diversa da altre partite. Rivedrò molti miei compagni e tornerò nello stadio che per me è stata casa. Noi siamo salvi, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo stagionale, ma giocheremo la nostra partita”.

E lo farà anche lui, da titolare, con il cuore però diviso a metà: “Voglio aumentare il bottino in Serie A da qui a fine stagione, ma se dovessi segnare all’Inter non esulterei per rispetto della società che mi ha cresciuto”.

 

 

Una stagione quella all’Empoli che lo ha consacrato ad un certo livello, per la prima volta in carriera dopo le esperienze di Frosinone e Genoa: “È il mio anno migliore, lo dicono i fatti. E’ stata una stagione fondamentale per me, avevo bisogno di fiducia e nuovi stimoli e l’Empoli mi ha dato tutto questo. Spero di aver ripagato la fiducia iniziale. Però qeusto lo reputo un punto di partenza per fare da adesso in poi stagioni a questo livello e più alto”.

 

Dopo lo scudetto conquistato con l’Inter lo scorso anno, l’estate del 2021 è stata quella della scelta, di cosa fare da grande. “C’erano molte squadre su di me e dopo un anno praticamente da spettatore all’Inter dovevo valutare tante cose con calma per fare la scelta giusta. Durante l’estate ho ricevuto tante chiamate da mister Andreazzoli, con il quale ero stato molto bene a Genova e dal direttore Accardi. E l’insistenza con la quale l’Empoli mi ha voluto è stata determinante”

Una scelta non proprio scontata: “E’ vero, all’inizio non ero così convinto di andare ad Empoli, sono sincero. Poi ho incontrato di persona il direttore e dopo una chiacchierata con lui ho deciso di accettare”. Una trattativa conclusa sul filo di lana, a fine agosto, grazie ad un messaggio: “Dopo un pranzo fatto con lui e con il mio agente Vincenzo Raiola, il direttore Accardi mi ha detto «adesso spetta a te decidere, ma fammelo sapere oggi. La scadenza è mezzanotte». Alle 23.50 il messaggio su whatsapp: “Accetto. Ci vediamo domani”. 

 

La prematura scomparsa di Mino Raiola lo ha colpito molto da vicino: È stato un colpo durissimo, con lui avevo davvero un rapporto speciale. Era come un padre. Soprattutto con i ragazzi più giovani era un punto di riferimento su cui contare sempre, sia calcisticamente che fuori dal campo”.

Tutti i suoi assistiti dopo la notizia della sua morte hanno espresso cordoglio via social. E Pinamonti spiega uno dei motivi per cui Raiola era speciale per i suoi ragazzi: “Conosceva le difficoltà che si possono avere all’inizio della carriera e con la sua infinita esperienza sapeva sempre consigliarti nel modo giusto. Soprattutto con le critiche, magari ad un giovane possono far male. Ecco, lui ne aveva fatto un punto di forza visto che ne ha ricevute nel tempo per il suo modo di lavorare, per il suo carattere. Questa forza la trasmetteva a noi giovani e grazie a lui sono cresciuto tantissimo dal punto di vista caratteriale. Bisognava viverlo Mino per capire davvero che splendida persona fosse. Tanti parlano per sentito dire, ma solo chi lo ha vissuto può raccontarlo davvero”.

 

 Pinamonti classe ’99. Haaland 2000. Professione, attaccante. Cosa c’entrano? “Ci siamo incontrati due volte in campo con la Nazionale”. Era il 2015 e il 2018, due volte Italia-Norvegia. Praticamente una vita fa: “Eravamo piccoli, ancora nessuno era vicino a giocare con le Prime Squadre. Si intravedeva qualcosa, però diciamo che non pensavo potesse diventare il campione che è oggi. E’ uno dei più forti del mondo”. 

Altro classe ’99 sulla bocca di tutti è Gianluca Scamacca: Con lui c’è un rapporto di amicizia, abbiamo fatto tutta la trafila con le nazionali giovanili insieme. Ci sentiamo ogni tanto al telefono, non tutti i giorni, ma è capitato di farci i complimenti quest’anno dopo un gol. Ma tra noi non c’è astio, invidia o questo dualismo che in tanti raccontano. Uno non esclude l’altro, anzi mi piacerebbe riformare la coppia Pinamonti-Scamacca anche con la Nazionale”. 

 

Tornando all’Inter che sfiderà domani, Pinamonti spera chissà di ripercorrere le orme – o magari solo i numeri in nerazzurro – di un altro numero 9: “Mauro Icardi è stato un punto di riferimento da quando ho iniziato ad allenarmi in prima squadra all’Inter. Mi ha aiutato tanto dentro e fuori dal campo e ci tengo a ricordarlo. Era il capitano, viveva il momento migliore della sua avventura all’Inter ma aveva sempre un occhio di riguardo. Per dire, mi mise a disposizione un suo appartamento ad inizio anno fintanto che non avessi trovato casa da solo a Milano. Ogni tanto mi accompagnava anche alla Pinetina quando non avevo la patente, poi è diventato Skriniar il mio autista (ride, ndr)”. 

Un futuro che sarà certamente nerazzurro questa estate, visto che l’Inter detiene il suo cartellino. Cosa sarà di lui però non è dato sapere: “Adesso al futuro non ci penso. Mi sto godendo un’annata piena di soddisfazioni, in cui ho raggiunto gli obiettivi che mi ero prefissato. Era tanto tempo che, sportivamente, non avevo questa serenità e questa felicità stabile, senza pensieri. Il mio futuro sono le vacanze al mare, poi vedremo”. 

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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