All’inizio, appena gli si chiede di commentare qualcosa sul suo Genoa, si irrigidisce. Anche perché la partita persa contro il Parma è una ferita ancora troppo fresca. Ma poi gli viene fatto un nome, Piątek, e si scioglie. Enrico Preziosi è sempre stato così: un appassionato di calcio e di punte in particolare. La tradizione di numeri 9 del Genoa è notevole: su tutti? Il nome di Diego Milito. “Mi raccomando, pronunciatelo giusto: Piontek”, precisa subito. Non che ce ne fosse bisogno: il suo nome è ormai piuttosto noto. Ma è comunque una condizione per poter parlare di lui, del nuovo numero 9 che Preziosi ha pescato dal cilindro. Di una stella da sogno e da record.
Con il gol al Parma, Piątek è entrato nella storia della Serie A: è la settima partita consecutiva che lo vede andare a segno. Meglio di lui, solo Pascutti e Batistuta. “Ma non è che stiamo parlando un po’ troppo di questo ragazzo?” controdomanda Preziosi, intervistato in esclusiva da Gianlucadimarzio.com. Perché vuole proteggerlo, fare in modo che mantenga quell’umiltà e quella fame che lo hanno finora contraddistinto. Però, intanto, racconta della storia che ha portato Piątek in Italia, al Genoa. “Era una serata tranquilla”, dice. Proviamo a spingerci oltre: era maggio, e il presidente genoano aveva invitato a casa sua l’agente Gabriele Giuffrida.
Una cena di lavoro, come spesso capita, con un menu particolare: zucchine alla scapece e paccheri all’aragosta. Una bella cena. “Poi Gabriele mi fece un nome: quello di Piątek. Gli dissi, come faccio con tutti, di mostrarmi i filmati. Li aveva pronti, li abbiamo guardati: è stato amore a prima vista”. Nemmeno Preziosi ci poteva credere: aveva di fronte a sé un gioiello e l’occasione non voleva farsela scappare. “Al primo impatto mi è sembrato di rivedere in campo Gigi Riva: ha il tiro chirurgico, sa calciare i rigori, colpisce di testa, non esita mai, è sempre nel mezzo dell’azione e arriva primo su praticamente tutti i palloni”.
Anzi, se deve pensare a un attaccante più moderno non ha dubbi. “Lewandowski”, dice. E non è un nome casuale. Nel 2010, il polacco fu vicinissimo a vestire la maglia del Genoa: “Era tutto fatto” ricorda Preziosi, “ma poi il suo agente creò qualche problema di troppo e non si concluse più nulla”. Un numero 9 (e che numero 9!) sfiorato: la storia non si poteva di certo ripetere. “Ho colto la palla al balzo” continua (e metafora calcistica migliore non poteva trovarla), “e l’ho preso. La trattativa? È durata pochissimo, quasi nulla. Il Cracovia ci ha fatto una richiesta, noi l’abbiamo adattata un pochino alle nostre esigenze”.
Non di molto, però. Perché Preziosi aveva deciso di puntare su di lui. Su di lui e basta. “Abbiamo trovato l’accordo in mezzo secondo”. Il destino di Krzysztof Piątek doveva essere italiano, costi quel che costi. “Sa perché?” chiede Preziosi. “Perché per me lui è uno dei migliori non in Italia, non in Europa, ma al mondo”. Proprio così: tra i migliori al mondo. E Lewandowski? “È già dimenticato. Se ripenso a lui e penso ora a Piątek (mi raccomando: Piontek) non mi viene altro da dire: Krzysztof è potenzialmente meglio di lui. Molto meglio”.
Forse se ne parla tanto, forse anche troppo. E poi certo, Riva ha segnato 164 reti nel Cagliari; Lewandowski solo nel Bayern è a quota 225. Piątek per ora è arrivato a 9. Probabilmente, il numero preferito di Preziosi.
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