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“Nato pronto”…per il Milan: Piątek, due spari per conquistare S.Siro

Chi lo conosce meglio, dopo una serata e una doppietta così, non può che sorprendersi solo parzialmente. Perché dalle parti di Dzierżoniów e Cracovia, soprattutto, le indicazioni su Krzysztof Piątek sono state sempre piuttosto chiare: bomber dal fiuto per il gol come pochi, talento sul quale chiunque, in futuro, avrebbe potuto scommettere e puntare.

Preziosi non se l’è fatto dire due volte, portandolo al Genoa per la “miseria” di 4 milioni: e se in rossoblu il segnale d’allarme sulla nascita di un nuovo fenomeno da gol era già scoccato nel debutto a Marassi contro il Lecce, sempre in Coppa Italia e con 4 firme sui tabellino, la prosecuzione della sua prima stagione italiana vede quella spia rossa accendersi sempre più. Con due spari, nientemeno che contro il Napoli, per presentarsi nel migliore dei modi ai suoi nuovi tifosi.

Glaciale nell’apparire, tremendamente identico nel modo di guardare e trovare la porta: tirare 3 volte e segnare in due occasioni, non sbagliando sostanzialmente nulla fino a ripresa inoltrata. Il mood del nuovo pistolero rossonero è sempre, sostanzialmente lo stesso: quello che ha il vizio di segnare praticamente un gol a partita da quando gioca in Italia (21 in 23 match), riuscendoci in ogni modo. Indipendentemente dalla maglia indossata, andando oltre l’eredità di un nome come quello di Higuaín, e di un numero che senza alcuna pressione, seppur “maledetto” post Inzaghi, avrebbe voluto indossare.

Dal 9 al 19: cambierà pure il numero, non la sostanza, in un’ossessione continua per il gol. Per uno che si definisce born ready (nato pronto), fare impazzire San Siro nel giro di 15’ era tutto fuorché missione impossibile: entrare nel club dei doppiettisti al debutto dal 1’ a San Siro, seguendo le orme di Bierhoff, Balotelli, André Silva (in Europa League) e Kalinić, prendersi la semifinale di Coppa Italia, portare da subito i tifosi rossoneri a mimare in curva la sua esultanza. Pistole alle dita, dopo ogni gol, e mate in mano, lasciando San Siro: abitudine sudamericana in un polacco dalla figura glaciale, all’apparenza e davanti alla porta. Inconsuetudine sì, ma guai a sorprendersi: tra Dzierżoniów, Cracovia e Genova, i segnali lanciati erano piuttosto chiari. Perché Krzysztof Piątek, anche con la maglia del Milan, ha spiegato con 35 milioni di motivi di valere serate e palcoscenici così.

Simone Nobilini

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