Non ha mai giocato in Italia, ma quando gli parli del “Bel Paese” gli si illuminano gli occhi. In realtà la possibilità di vedere Pelé calcare i prati della serie A ci fu, ma non se ne fece nulla. A raccontarlo è la stessa “Perla Nera” nel corso di un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport:
“Ai miei tempi arrivarono delle proposte dalla Spagna e avrei potuto venire a giocare anche nel Milan. Trapattoni? Devo dire che mi hanno fatto tante volte questa domanda, con la storia di Trapattoni che mi aveva fermato, impedendomi di giocare. Per me non è stata così importante, era un’amichevole, niente di memorabile. Trapattoni era un buon giocatore difensivo. Mi stava sempre attaccato e a un certo punto gli ho detto: ‘Vai a giocare!’. Di giocatori italiani ne ho stimato tanti. Ai miei tempi di Mazzola ce n’erano due, perché per tutti noi, in Brasile, Altafini era “Mazola”. Paolo Maldini è stato un grande. E anche Totti, molto bravo, credo che adesso sia il più conosciuto nel mondo. Totti è il Pelé italiano? Giusto, potete dirlo”. Real-Atletico? A “O Rei” in realtà piacerebbe giocare in un’altra spagnola: “Quelle di Madrid sono due squadre molto forti. A me però piacerebbe giocare nel Barcellona. Per quanto possa essere bravo, un calciatore ha sempre bisogno di essere appoggiato dai compagni. I blaugrana sono quelli che mi piacciono di più e se potessi tornare in campo mi troverei bene a giocare con loro. Neymar è un campione, uscito dalla scuola del Santos come me. Mio figlio, che giocava là come portiere, è stato suo allenatore e mi ha sempre parlato molto bene di lui.
Inevitabile parlare del Brasile: “L’ultimo Mondiale è stato molto triste. Abbiamo preso sette gol dalla Germania. Va bene perdere, ma sette gol sono tanti… Avevo 9 anni quando ho visto mio padre piangere. Era dopo il Maracanazo, la sconfitta del Brasile contro l’Uruguay nell’ultima partita del Mon-diale 1950. Due anni fa, quando siamo stati umiliati dalla Germania per 7-1, mio figlio mi ha quasi visto piangere. Per il Brasile è stato un disastro senza spiegazioni, forse abbiamo sottovalutato la partita contro la Colombia . Noi brasiliani abbiamo perso le due Coppe del Mondo disputate in casa, quella del 1950 e quella del 2014. Oggi abbiamo soltanto Neymar come fuoriclasse, ed è troppo poco”. Tra i campionati preferiti di Pelé c’è anche la serie A: “Seguo il campionato brasiliano e poi la Premier League inglese, che per me è il torneo più bello, la Serie A italiana e la Liga di Spagna, perché lì gioca il Barcellona che per me è la squadra migliore”.
La classifica dei migliori cinque di sempre: “E’ molto difficile. C’è sempre stato qualcuno con cui confrontarmi. Prima Di Stefano, poi Cruijff, Beckenbauer, Bobby Charlton, Maradona e adesso Messi. Leo è quello che mi piace di più, il più completo. Messi è il mio giocatore preferito, ma anche Cristiano Ronaldo e Neymar sono bravi. Hanno stili diversi in un calcio cambiato. Oggi si gioca più chiusi, si sta sulla difensiva, c’è molta tattica in tutte le squadre. È più difficile tirare fuori le qualità dei singoli, la loro fantasia, i loro colpi”. Il gol più importante? “Il millesimo, nel 1969, su calcio di rigore. La gente pensa che tirare i rigori sia facile, ma non è così. Nel momento del millesimo non capivo niente, mi tremavano le gambe, eppure ho trasformato il penalty. Io ho segnato 1283 gol, eppure il millesimo dagli undici metri è stato il più importante e più difficile. Il più bello? Nel 1959, allo stadio di ‘Rua Javari’ a San Paolo. Noi del Santos affrontavamo una squadra che si chiamava e si chiama Juventus di San Paolo. Proprio come la vostra Juve di Torino, sì. Io feci quattro “sombreri”, tre a tre difensori e uno al portiere”.
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