Gli Usa per ripartire, ritrovare lo smalto di un tempo e quel sorriso ormai spento. Adriano torna in pista, pronto a mettersi in discussione per l’ennesima volta, inseguendo quello spiraglio di luce che potrebbe portarlo definitivamente lontano da tentazioni e debolezze che da tanto lo attanagliano e gli hanno tarpato le ali. L’Imperatore riallaccia gli scarpini, ritrova il calcio giocato a trentaquattro anni, sospeso fra la paura di cadere e la voglia di volare.
E poco importa se si tratta di NPSL, quarta divisione, la nostra Serie D. A Miami, in Florida, il brasiliano si aggrappa all’ultimo treno della sua carriera, con le unghie e con i denti, per tornare a ruggire come una volta, ripensando ai bei tempi in cui riusciva a rubare la scena per il suo strapotere fisico e per l’unico vizio che gli abbia giovato in tutta la vita: quello del gol. Feeling divino fra Adriano e la rete, propiziato da un fiuto pazzesco, capace di collocarlo in cima alla lista dei bomber più prolifici durante il suo soggiorno in Italia. Ne sanno qualcosa i tifosi dell’Inter, con i quali è stato colpo di fulmine al termine di quel l’amichevole estiva del 2001 contro il Real Madrid.
Sassata all’incrocio, su punizione dal limite, imprendibile per Casillas. Applausi a scena aperta, prima di una lunga serie di perle. Gioie con le maglie di Parma e Fiorentina, poi il ritorno all’Inter. Sembra il preambolo di una meravigliosa carriera, ma qualcosa va storto. La prematura morte del padre è ferita perennemente scoperta, dolore condiviso con persone sbagliate, preoccupate più a giudicare che a prendere in consegna le debolezze del brasiliano, immedesimandosi magari nella situazione. Il tempo passa, anche a Roma, ma sembra non esserci rimedio. L’alcool e il resto devastano il fisico di Adriano, incapace di reagire nonostante le varie opportunità a casa sua, in Brasile.
Presentazioni in pompa magna con Corinthians e Flamengo, i chili da perdere sono l’ostacolo più difficile da superare, si pongono dinanzi ai suoi sogni di gloria e impediscono all’Imperatore di tornare grande. Ci riprova con l’Atletico Paranaense, club con il quale nel 2014 gioca la sua ultima gara. Prima della rinascita, sancita dall’accordo con il Miami United, a due anni di distanza. Serve un’impresa, ma questa dà l’impressione di essere la scelta giusta: lontano dai riflettori, senza nulla da perdere, nelle serie minori il brasiliano può ritrovare se stesso, vincendo le insicurezze e acquistando sempre più consapevolezza. Per svoltare e tornare a volare, senza porsi limiti. In bocca al lupo, Imperatore.
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