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Gli arresti, la retrocessione e campioni grazie a un rimpallo: il Patronato vince la Copa Argentina

Lo spot televisivo che accompagna da anni questa competizione già dice tutto. “En la Copa Argentina puede pasar cualquiera”, tradotto: “Nella Coppa Argentina può passare chiunque”. Un torneo a cui partecipano 64 squadre, in cui spesso le piccole riescono a ribaltare i favori del pronostico, e quest’anno è arrivato alla sua decima edizione con l’estetica del trofeo rinnovata per l’occasione.

 

 

Ma stavolta in quanto a sorprese si è superato il limite. A vincerlo è stata una formazione appena retrocessa come il Club Atlético Patronato de la Juventud Católica, meglio noto come Patronato de Paraná. Fondato nel 1914 da un sacerdote italiano Bartolomé Grella che vedeva nel calcio uno strumento per avvicinare i bambini al catechismo, il club della provincia di Entre Rios è arrivato decimo nell’ultima Liga Profesional, ma è andato in B a causa del Promedio, il meccanismo che tiene conto della media punti degli ultimi tre anni nella massima serie.  Dopo aver eliminato ai rigori River Plate e Boca Juniors, allo stadio Malvinas Argentinas di Mendoza, El Rojinegro ha battuto 1-0 il Talleres e ha alzato il primo trofeo in 108 anni di storia, dei quali solo gli ultimi 6 giocati nella massima divisione. 

 

 

https://twitter.com/Copa_Argentina/status/1586896278864240640?ref_src=twsrc%5Etfw

 

Una finale decisa da un gol rocambolesco: un contrasto fuori area su un pallone che Tiago Banega si era allungato e che Benavidez aveva rinviato proprio sull’ex Racing fa assumere al pallone una traiettoria ad arcobaleno che sorprende il portiere del Talleres. La rete al 77′ del classe 1999 con un passato da muratore ha fatto esplodere gli 8000 tifosi provenienti da Entre Rios e permette alla squadra allenata da Facundo Sava di incassare 6 milioni di dollari, ma soprattutto di giocare la prossima Copa Libertadores e la Supercopa Argentina contro il Boca ad Abu Dhabi. 

 

 

L’artefice del successo è proprio l’ex attaccante di Fulham e Celta Vigo, che solo poco tempo fa aveva dichiarato dopo una sconfitta con polemiche arbitrali contro il Barracas Central, terminata con una rissa con la polizia e 4 giocatori arrestati più il preparatore dei portieri: “Mi fanno venir voglia di andare a casa a piangere e di smettere di allenare”. A distanza di 3 mesi da quelle parole è arrivata la gioia per il suo primo titolo in panchina dopo la condanna del Promedio: “È una squadra che non meritava di andare in B. Abbiamo conquistato 40 punti, abbiamo battuto quasi tutte le grandi, ma abbiamo sbagliato tre rigori in partite chiave, meritavamo molto di più. Una squadra coraggiosa e un gruppo molto affiatato che mi ha fatto venire voglia di andare ad allenarmi, di stare con loro, con la gente del club, con tutti. È un piacere lavorare qui. La mia continuità dipenderà da molte cose: dai dirigenti e da noi. Dobbiamo pensare e parlare molto”, così El Colorado Sava ai microfoni di TyC Sports nel post-partita. Servono garanzie per allestire una rosa in grado di affrontare un campionato con 40 squadre e di giocare il torneo per club più importante del Sudamerica. Ora però c’è da festeggiare con un’intera provincia dell’interior argentino al ritmo di ‘Juventud, Juventud’.

 

Mattia Zupo

Giornalista pubblicista e studente in Scienze Umanistiche per la Comunicazione. Fiorentino nato a Fiesole nel 1996. Notti magiche, quelle passate a vedere il calcio sudamericano, dove il talento e la garra prevalgono sulla tattica. Uno sguardo al futuro e uno al passato alla ricerca di storie legate al fútbol.

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