Per raccontare la storia di Remko Pasveer bisognerebbe citare un libro: “Una vita nuova” di Fabio Volo. Lì i protagonisti sono due uomini sulla quarantina, che per cause varie si trovano a ricominciare da capo e cambiare tutto. Analogie sparse. Qui l’uomo copertina è uno solo, ma poco importa. Anche perché una vita, o in questo caso una carriera, può avere inizio anche dalla fine.
Quella di Pasveer all’Ajax è una di quelle pagine del libro che non ti aspetti, che ti colpiscono e non lo fanno neanche dall’inizio. Già, perché nel luglio del 2021, Remco arriva ad Amsterdam a 38 anni per fare il terzo portiere, pronto a strappare l’ultimo contratto della carriera. Veniva da stagioni passate in panchina, dopo anni di gavetta facendo su e giù tra A e B olandese.
Invece ci ha pensato il destino a rivoluzionargli il mondo. Succede tutto in tre mesi: Onana viene squalificato per doping, Stekelemburg si fa male e quindi tocca a lui. Porte aperte, in tutti i sensi. Eh sì, perché Pasveer si presenta con una papera all’esordio contro il Psv. Quattro a zero subito in casa e pioggia di fischi. Primo scivolone. Sarà anche l’ultimo.
La sua scalata parte infatti da lì. Superando ogni critica, ogni sguardo e tutti quei “non è adatto per giocare nell’Ajax”. Ora vorrebbe vedere una a una le facce di chi lo diceva. Perché Pasveer è ancora lì a difendere la porta biancorossa con la stessa umiltà della prima volta, ma con una sicurezza e una consapevolezza completamente diverso. Altra vita. Con lui tra i pali l’Ajax ha preso solo 14 gol in 28 partite e di questi solo 7 in Eredivisie. La metà esatta.
Ma la storia non finisce qui. Remko, capello lungo raccolto con il codino, è la rappresentazione vivente di come non sia mai troppo tardi per inseguire i propri sogni. E anzi, che vivendoli al massimo spesso si arrivano a raggiungere traguardi impensabili. Lui l’ha scoperto volando tra i pali, più in alto di chi storceva il naso il giorno del primo (e unico) errore. E ora, a proposito di voli, il prossimo potrebbe avere una destinazione ben precisa: Il Qatar.
Si, perché Van Gaal è uno che in carriera ha sempre rischiato, ma soprattutto è uno che ti butta dentro senza guardare la carta d’identità. Della serie: se sei forte, giochi. Chi se ne frega se ti dicono che sei vecchio. E finora i risultati gli stanno dando ragione. L’Olanda, prima dell’esordio di Pasveer veniva da 6 partite consecutive in cui subiva gol. In questa pausa delle nazionali non ha preso neanche uno. Guai a svegliarlo. La seconda vita di Remko è appena iniziata.
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