Tutto quello che c’è da sapere su Carlos Cuesta, il collaboratore di Arteta all’Arsenal che ha stregato il Parma
“Ci sono treni che nella vita passano una sola volta”. Per Carlos Cuesta questo treno non è mai passato, ma il classe ’95 spagnolo ha scelto di modificare da sé il proprio destino, abbandonando il calcio giocato molto presto per dedicarsi a qualcosa che aveva previsto potesse farlo emergere ancor prima.
La storia di Carlos è quella di un ragazzo innamorato di questo gioco, che sin da piccolo ha provato a guardare da un’altra prospettiva rispetto ai propri coetanei: quella dell’allenatore, dell’uomo che punta a far sviluppare gli altri prima che sé stesso, dell’appassionato di calcio che mette la conoscenza tattica sopra tutto, e che non smette mai di studiare per cercare di migliorarsi continuamente.
Nato a Palma de Mallorca il 29 luglio del 1995, come accennato la carriera da calciatore di Cuesta è molto breve: lo spagnolo gioca per qualche anno nella squadra locale, il Santa Catalina Atletico, mettendosi sempre a disposizione dei compagni e guidandoli direttamente dal campo. A 18 anni, però, arriva il momento della decisione che cambia la sua vita: basta giocare, il focus si sposta sullo studio per iniziare una nuova carriera, quella manageriale.
Il maiorchino si iscrive allora a un corso di laurea in scienze motorie a Madrid, ma ha già ben chiaro in testa cosa fare da grande: allenare ad altissimi livelli. Come sfondo del telefono mette una foto del trofeo della Champions League: l’ambizione è chiara. Questa ossessione lo porta a contattare ancor prima di finire i propri studi quanti più possibili membri degli staff di Real e Atletico Madrid, anche solo per entrare in contatto con il mondo del calcio professionistico e prendere in prestito qualche consiglio. Quasi nessuno però risponde, ma questo non lo frena. A 19 anni, infatti, arriva l’occasione della vita: Cuesta scopre di un posto libero nel settore giovanile dei Colchoneros e si offre volontario. Riesce a entrare a far parte del club, e a quel punto inizia la sua storia.
Il primo passo verso una carriera da grande lo compie dunque diversi chilometri lontano da casa ma comunque in Spagna, e questo ovviamente agevola il suo lavoro. All’Atletico sin da subito rimangono tutti stupiti da lui, al punto da fargli effettuare un percorso step by step che lo porta prima ad allenare l’U14 e poi a gestire l’intero settore giovanile.
Tra il 2017 e il 2018, poi, è il momento di staccare un attimo la spina e sceglie di prendere un anno sabbatico. Per riposarsi? Tutt’altro, perché il giovane e ambizioso allenatore decide di fermarsi solamente per avere il tempo di viaggiare per l’Europa e visionare da vicino i migliori allenatori del momento. Con un occhio di riguardo ovviamente su Guardiola e il Manchester City: durante la visita ai Citizens Cuesta incontra Arteta, all’epoca vice di Pep, ed è amore a prima vista tra i due. Il 23enne inizia a entrare in contatto con il basco, il quale rimane piacevolmente colpito dal suo modo di vedere il calcio. In poche parole, tutto sembra portare all’inizio di un rapporto lavorativo insieme, ma i due devono aspettare.
Tra Cuesta e Arteta c’è infatti di mezzo la Juventus, ulteriore gradino verso la carriera da sogno che si era immaginato ancora adolescente. Cherubini, al tempo dirigente bianconero, lo chiama per un colloquio dopo averlo seguito a distanza durante il periodo a Madrid, ne rimane estasiato e lo inserisce nello staff delle giovanili. A The Athletic, infatti, l’attuale ad del Parma dichiara: “Ricordo quando venne a Torino per la prima volta, ho sentito qualcosa di speciale: era così curioso e con un’incredibile passione per il calcio. Quando se ne andò dissi al responsabile del settore giovanile di ingaggiarlo, avevamo bisogno di lui. Temevamo che gli altri allenatori potessero prendere in maniera particolare l’arrivo di un ragazzo così giovane, ma con la sua empatia e il suo carattere ha fatto in modo che giorno dopo giorno tutti gli altri allenatori lo accettassero”. Anche in bianconero lo spagnolo lascia il segno, prima di spiccare il volo verso quell’Arteta a cui si era promesso un paio di anni prima.
A Londra l’allenatore dell’Arsenal gli riserva il ruolo di “allenatore dello sviluppo individuale”, mettendolo dunque a contatto diretto con i giocatori della rosa. La preoccupazione era ovviamente che soprattutto i più esperti potessero mostrarsi riluttanti, e invece Cuesta ci ha messo pochissimo a entrare nel loro cuore. Xhaka, uno dei leader, ne ha sempre parlato bene: “Rimani ovviamente sorpreso quando uno così giovane arriva in un grande club come l’Arsenal, ma lui sa quello che fa e come parlare ai giocatori. È stato fantastico sin dall’inizio, il nostro rapporto era davvero speciale e mi ha aiutato ad arrivare dove sono oggi. Sono sicuro che un giorno diventerà l’allenatore di un grande club, perché ha le idee chiare”. E lo stesso ha fatto Nuno Tavares, ora alla Lazio: “Riesce ad ascoltare i giocatori perché anche lui è giovane, mi ha aiutato molto a migliorare e a crescere”.
Un amore reciproco: i giocatori per lui (al punto da chiamarlo anche di notte per ricevere consigli), lui per loro e per il calcio. Uno sport per cui è arrivato a lavorare fino a più di 12 ore al giorno, sempre per provare a raggiungere l’obiettivo prefissato inizialmente: arrivare il più in alto possibile. Questo lo ha portato ad attirare l’interesse di club importanti come Leicester e Norwich, al quale però l’Arsenal e Arteta hanno saputo resistere.
Le porte potrebbero invece aprire adesso, in seguito alla chiamata di Cherubini. Sì, proprio quel Cherubini che lo aveva portato già una volta in Italia dopo esserne rimasto innamorato. I due potrebbero ora ritrovarsi, e il Parma potrebbe contare su un allenatore sì giovane, ma con idee forti e una grande passione per il calcio. Potrebbe iniziare presto un’altra tappa dell’ambiziosa carriera di Cuesta: lo mandano Arteta, Xhaka e tutti i grandi giocatori che hanno amato lavorare con lui in questi anni.
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