Esperienza. Virtù. E l’amore per una terra, quella sarda, che gli è rimasta dentro. C’è tanto, se non tutto, del ritorno di Claudio Ranieri a Cagliari. Un mix di emozioni che ha travolto in positivo i rossoblù. Trent’anni dopo è tornato laddove aveva mosso i primi passi nel calcio professionistico. Quella doppia promozione dalla C alla Serie A per restare nei cuori dei tifosi della Sardegna. Tanti come quelli arrivati a occupare il settore ospiti dello Stadio Tardini: circa 1300 per continuare a cullare un sogno.
Dopo oltre 100′ di battaglia (compresi i minuti di recupero), è il Cagliari a festeggiare e gran parte del lavoro la truppa di Ranieri l’ha fatto con la rimonta dell’Unipol Domus Arena. Sotto 0-2, i rossoblù spinti dal pubblico e dalla Lu-La (Luvumbo-Lapadula) hanno ribaltato il punteggio vincendo per 3 a 2. Lo 0-0 del Tardini certifica l’accesso alla finalissima playoff dove, il Cagliari, affronterà il Bari.
Il ritorno di Claudio Ranieri al Cagliari è stato determinante per risvegliare l’entusiasmo di una terra intera dopo l’amara delusione della retrocessione. A dicembre la società ha deciso di cambiare: via Liverani e al suo posto è arrivato proprio l’allenatore romano. Un cammino importante fatto di sole due sconfitte (Modena e Parma) in campionato. Il Cagliari ci ha creduto e ha raggiunto i playoff per giocarsi la promozione in Serie A. Ranieri ha messo in fila prima il Venezia e al Tardini è riuscito a portare a casa l’0 a 0 utile per arrivare in finale.
“Dobbiamo essere delle macchine senza sentimenti”, ma i rossoblù in campo sono andati con il cuore per uscire dal campo vittoriosi. Al triplice fischio festeggia il settore ospiti e con loro tutti i giocatori corsi sotto la curva. L’unione di un popolo. Un entusiasmo ritrovato e un collante per far riassaporare l’amore verso quei colori a trent’anni di distanza. Dal 1990 al 2023, il tempo sembra essersi fermato. I tifosi rossoblù tornano a sognare una nuova promozione con il ‘boss’ Ranieri.
Nel post partita, Ranieri si è lasciato andare a un commento ‘di cuore’: “Non abbiamo ancora fatto nulla: è quello che ho detto negli spogliatoi ai ragazzi dopo i festeggiamenti. Abbiamo ancora una finale da giocare. Abbiamo un gruppo sano e volitivo, è questa la nostra forza. Sono arrivato che i ragazzi erano un po’ giù, demoralizzati e non gli riusciva nulla. Ora piano piano siamo riusciti a costruire una squadra e speriamo di protare avanti i frutti perché è dura essere l’allenatore del Cagliari, per me è un po’ come essere quello della Roma: la sento mia la squadra e ce l’ho nel cuore“.
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