Gianfranco Zola è stato uno dei giocatori più rappresentativi degli anni 90′ e primi anni 2000 in Italia e non solo. Una vera e propria icona del calcio italiano, anche all’estero, soprattutto in Premier. L’ex attaccante di Napoli, Parma, Chelsea e Cagliari ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, dove ha parlato di diversi temi. A cominciare dalla Champions e dalla possibile vincitrice di quest’anno: “Difficile dirlo ora, dipenderà da come le grandi arriveranno al momento topico della stagione. Vedo ancora favorito il Real Madrid, anche se è difficile fare tris. Però, occhio alle solite note, compreso il “mio” Chelsea, e alla Juve che può essere la mina vagante”. La Juve potrà contare su Dybala, che Zola incorona così, nonostante i due rigori di fila sbagliati: “Però, la crescita di un campione passa anche attraverso momenti del genere e resto convinto che Dybala potrà diventare il miglior calciatore del mondo per le incredibili qualità che ha. Ormai spesso i calciatori di talento vengono confinati sulla fascia, invece lui mi sembra al centro del sistema della Juve e questo dà la dimensione di quanto sia importante per Allegri“. Sette anni storici per Zola al Chelsea da calciatore, ma adesso a Stamford Bridge c’è un altro italiano che detta legge, Antonio Conte: “Antonio ha fatto e sta facendo un lavoro eccezionale. La verità è che prima solo Abramovich poteva permettersi certe spese ed era più facile rinforzare la rosa, adesso c’ è tanta concorrenza tra oligarchi, sceicchi e cinesi e non è stato facile trovare calciatori in grado di fare la differenza in un club importante come il Chelsea. Quindi, sarà ancora Conte a dover recitare da vero top player“. Dalla Premier alla Serie A e la corsa scudetto: “Il Napoli sta facendo cose straordinarie, la Juve sembra indietro ma in realtà sono gli azzurri ad avere una continuità impressionante. Queste due formazioni lotteranno fino in fondo insieme all’ Inter“. E infine una battuta sulla Nazionale che incrocerà la Svezia al playoff: “Io spero che la Nazionale vada in Russia, ma il nostro calcio deve comunque ricominciare a lavorare sui settori giovanili come ha fatto la Germania che ha saputo dare nuovo impulso al movimento dopo l’ eliminazione all’ Europeo del 2000».
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