Appena vede il pallone entrare, il pensiero va subito lì. Dove ha lasciato un pezzo enorme di cuore e vita, durato 12 dei 21 anni d’età: dove un destino tremendo, pochi giorni prima, ha tolto a ragazzi poco più giovani di lui la gioia di respirare calcio e vita.
Ci sono prime volte e prime volte, per trovare e celebrare il gol numero uno con la tua nuova squadra: quelle in cui l’istinto e uno stadio in piena esultanza ti trasporta; quelle in cui la gioia è talmente grande da non sapersi controllare, lasciando piacevolmente storditi e senza lucide idee su come esultare. Oppure, nel caso di Lucas Paquetá, quelle in cui la testa viaggia subito in un’altra dimensione: quella del dolore, dell’emozione, della commozione.
Stringere e baciare subito il lutto portato al braccio, nel doveroso omaggio ai 10, giovanissimi talenti del Flamengo scomparsi per sempre tra le fiamme del rogo divampato al convitto “Ninho do Urubu”: non riuscire a trovare il sorriso, nel giorno della sua prima firma in rossonero e in Serie A, in un riflesso spontaneo e incondizionato. Occhi chiusi ed emozione fortissima trattenuta a stento: perchè ovunque si possa arrivare, raggiunte Europa e un top club, è doveroso non dimenticare mai da dove si sia partiti. Sin dal lontano 2007.
Da quando è arrivato in Italia non ha saltato una partita dal 1’, calandosi immediatamente alla perfezione in una realtà e in un ruolo diverso. E che dopo Kakà, nel marzo 2014 contro il Chievo, è tornato a riaggiornare l’elenco dei centrocampisti brasiliani in gol con la maglia rossonera: collegamento diretto tra due giocatori certamente diversi, per caratteristiche e fisionomia, ma accomunati da un destino simile. Con la voglia e la capacità di sorprendere, sin dal primo momento, in una realtà che dal talento verdeoro ha storicamente tanto ottenuto.
Inevitabile dunque che, almeno per oggi, la copertina di un Milan convincente e tornato a riprendersi il quarto posto sia tutta sua. Per il sinistro vincente al volo sul secondo palo, su gran palla di Calabria, e per un (braccio) destro alzato al cielo per non dimenticare mai: Athila, Arthur, Christian e tutte le giovanissime vittime di una tragedia impossibile da realizzare e dimenticare. Strette in un pugno e ricordate in un pensiero, immediato, nella dedica-gol più bella e triste legata al “suo” Flamengo. Firmata Lucas Paquetá.
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