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“Papà, in bocca al lupo e al prossimo anno!”. Matteo e gli auguri ad Andrea: i Mandorlini sperano in una B da vivere…contro!

Dal quarto posto e dal sogno playoff alla zona rossa della classifica, che adesso è pericolosamente vicina. Troppo per continuare con Attilio Tesser, che fino a fine gennaio aveva fatto benissimo. Poi il buio e una vittoria che manca da undici partite. Il compito di svoltare ad Andrea Mandorlini, chiamato a tirare fuori la Cremonese dalla sabbie mobili. Di nuovo in panchina, dunque. Dopo gli anni di Verona e i due mesi scarsi alla guida del Genoa nella passata stagione. Spera di sorridere Mandorlini e per farlo dovrà raggiungere la salvezza quanto prima. Un campionato di Serie B dall’inizio il premio, ma non solo. Già, perché nel frattempo è salito anche il Padova. Ha festeggiato proprio ieri, quattro anni dopo l’ultima volta. Decisiva la sconfitta della Reggiana sul campo dell’Albinoleffe per stappare lo spumante. A festeggiare come un pazzo c’era anche Matteo, il figlio di Mandorlini. 29 anni e non sentirli. Capello riccio e biondo, occhi azzurri. Centrocampista da oltre mille minuti stagionali. Una carriera che lo vede andare via di casa a 14 anni. Un debutto in Serie A nemmeno maggiorenne, contro la Lazio all’Olimpico. Stankovic e Scholes gli idoli. Il Parma e poi le tante avventure in B e C. “Ciao papà, ti faccio un grane in bocca al lupo per questa nuova avventura e… all’anno prossimo!” Le sue parole, con la bambina accanto a salutare il nonno. Già, perché adesso i due potrebbero incontrarsi sul campo già nella prossima stagione. Da avversari, cosa che sicuramente risulterà strana ad entrambi. E’ già successo una volta, quasi sei anni fa. 6 aprile 2012, Andrea sulla panchina del Verona e Matteo in campo col Brescia. A sorridere proprio quest’ultimo, vittorioso per 2 a 1. Storia di un rapporto bellissimo, nonostante la lontananza che li ha sempre divisi. Storia di una famiglia con il calcio che scorre nelle vene. Andrea, Matteo e anche Davide, l’altro figlio: tutti calciatori. Cresciuti con le cassette di quando papà giocava nell’Inter, nel segno di un cognome dal peso inevitabile. Tutti insieme appena il calendario lo permette. Un “In bocca al lupo” che viene fatto solo prima di partite importanti. A condire il tutto le soprese, quelle che Andrea ama fare andando a vedere le partite dei figli senza avvisarli prima. Dal prossimo anno, probabilmente, non ce ne sarà bisogno. Almeno per una partita, almeno quando si affronteranno Padova e Cremonese. Uno davanti all’altro, come sei anni fa. Una pacca sulle spalle e via, da padre e figlio ad avversari. Cose che capitano, soprattutto in un campo da calcio…

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Redazione

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