C'è chi alza la coppa dei mondiali, chi ciak d'oro. Sogni verso il cielo, vite da film che si inseguono e intrecciano. Paolo e Francesco sono nati a Prato: entrambi sognano di giocare a calcio. Palo (Rossi), calciatore lo diventerà davvero; Francesco (Nuti), a quattordici anni decide di smettere. Colpa di un provino che fece proprio con Paolo: erano insieme a Coverciano per uno stage di addestramento per giovani calciatori. Paolo attaccante, Francesco centrocampista: durante le partite, Francesco vede che Paolo ha un tasso tecnico talmente alto da non poter essere raggiunto. È il caso di cambiare mestiere, pensa. Diventa regista, cantante, attore: vive l'arte, come Paolo vive il calcio. Con successi, tra alti e bassi. Dal diversi anni, Francesco è in una clinica, senza riuscire più a parlare. E c'è chi ha realizzato un docufilm che fa rivivere la sua voce attraverso le sue opere: si tratta di Enio Drovandi, che nel 2018 ha fatto rivivere a Paolo l'emozione di segnare il gol della vita. Facendolo segnare per l'ultima volta con la maglia della Nazionale addosso. Con la sua maglia, precisamente. Quella vera.
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“Per me Rossi è stato sempre un idolo”, racconta Drovandi a Gianlucadimarzio.com. Prima di spiegare il suo progetto, c'è un episodio che lo legherà per sempre a quei mondiali: “Ero a Roma, a casa di Benigni. Roberto non è grande amante del calcio, ma si appassionava molto, come sempre. Beh, Paolo Rossi ci fece vivere delle settimane strepitose”. Mai, però, avrebbe pensato che in un futuro sarebbe stato un attore di un suo (docu)film. Si chiama “Ti vogliamo bene Francesco Nuti” ed è la storia di un bambino a cui “vengono raccontati la vita e i suoi valori in sogno, tramite i film e la semplicità comica di Francesco Nuti”. L'idea nasce nel 2018, ma la realizzazione è terminata solo da poche settimane, a causa dei ritardi per covid. Le partecipazioni (“Tutte a titolo gratuito, voglio sottolinearlo. Altrimenti non ce l'avremmo mai fatta”) per salutare e omaggiare Francesco sono tantissime: dal prologo di Giovanni Veronesi, a Boldi, De Sica, Ferilli, Muccino. Fino ad arrivare a lui, Paolo.
“La mia idea era quella di unire una delle scene finali del film Tutta colpa del Paradiso, in cui Francesco calcia al volo un pallone ricevuto da un bambino, al gol contro la Germania di Rossi. Il pallone avrebbe dovuto entrare e uscire dalla ripresa, per unire quelle due immagini. Non pensavo che sarei riuscito a realizzarla, e invece grazie ai produttori di Filmin' Tuscany (fondamentale per la realizzazione del progetto), Ivo Romagnoli e Michela Scolari, ho avuto la possibilità di parlargliene”. Fu amore a prima vista: “Prima di tutto, Paolo mi disse subito di dargli del tu. Poi continuava a dirmi che sì, l'idea era molto carina, ma che lui non era un attore. Non voleva fare brutta figura. Come lo convinsi? Gli dissi che doveva essere te stesso. Ce la feci”.
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C'era un piccolo problema: “Quello della maglia: serviva quella della Nazionale dell'epoca Paolo allora fece davvero un gol incredibile. Era a Forte dei Marmi, in quei giorni c'era una mostra itinerante del Museo di Coverciano con la divisa di quei mondiali. Andò a chiederla, non avrebbe potuto portarla via: 'È mia!', disse. 'La prendo in prestito e la riporto'. Si presentò a Pistoia (riuscii a ottenere il permesso di girare al Melani) con uno zainetto con dentro quel cimelio. 'Posso cambiarmi lì?', chiese, indicando un angolo del campo. Rimasi a bocca aperta: avevo davanti un campione del mondo, vincitore del pallone d'oro, che si cambiava lì, come se stesse per fare una partita di calcetto. Finita la scena rimise tutto nel suo zaino e se ne andò”. Una giornata memorabile: per chi è stato abituato a lavorare con persone come Monicelli, stupirsi non è davvero all'ordine del giorno. “Di recente ci eravamo anche sentiti, aspettava tanto questo film”. Resterà questo ricordo. A Francesco Nuti, Enio vuole tanto bene. A Paolo Rossi, anche.
(foto: Facebook, Gina Nesti)
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