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Palombo, 15 anni di derby: “Dal primo all’ultimo, ve li racconto”

Quando per quindici anni sei sceso in campo con la maglia blucerchiata addosso, il derby della Lanterna hai imparato a viverlo, apprezzarlo e prepararlo. Genoa contro Sampdoria è molto più di una semplice partita: “Un derby esistenziale”, come lo definiscono alcuni. E Angelo Palombo, ex capitano della Samp, condivide a pieno.

“A Milano, a Roma, l’attesa per partite così comincia una settimana prima, poi svanisce incredibilmente. A Genova non funziona in questo modo, non è una metropoli e il derby è vissuto di gran lunga più intensamente. Quando andavo allo stadio in pullman, prima di giocarlo, non riuscivo a guardare fuori dal finestrino: si vede negli occhi della gente, quanto quella partita sia importante per loro”, ha spiegato Palombo alla Gazzetta dello Sport.

Di derby, lui, ne ha vissuti veramente tanti. Alcuni felici, altri meno. Certi gli sono rimasti nel cuore, capaci come sono di regalare emozioni più uniche che rare. Altri, oggi, preferirebbe dimenticarli. Ne ha voluto ricordare alcuni: “La prima volta non si scorda mai. 2-1 nel settembre 2002, gol di Flachi e Bazzani. Avevo vent’anni, ancora non mi lasciavo trascinare dalle emozioni tipiche del derby. La tensione, per me, sarebbe aumentata col passare degli anni” – continua Palombo.

Nel 2009 la partita da dimenticare: 3-1 per i rossoblu, tre espulsi. “Una vera e propria umiliazione: sembrava non fossimo scesi in campo. Terribile. Il più bello, quello combattuto fino all’ultimo minuto, si sarebbe giocato un anno più tardi”. Uno a zero di Cassano, la Samp torna a vincere un derby in casa dopo quindici anni, il gol arriva sugli sviluppi di una punizione battuta proprio da Palombo. “Una goduria”.

L’ultimo, invece, risale a quasi tre stagioni fa: “Giocai gli ultimi 15 minuti al posto di Torreira, vincemmo. Quell’anno mi allenavo da difensore, ma il Genoa aveva Pavoletti e forse sarebbe stato meglio che a marcarlo ci fosse un difensore puro. Giampaolo mi disse di entrare a centrocampo, anche se non mi schierava lì da una vita. In panchina, c’era pure Cigarini che avrebbe potuto sostituire Lucas, eppure il mister puntò su di me: mi dimostrò la sua fiducia, gliene fui fortemente grato”

L’intervista completa su La Gazzetta dello Sport

Redazione

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