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Palermo, Marino si presenta: “Sono orgoglioso. Ora bisogna ricostruire”

Il "Palermo 2.0", rinominato così dalla proprietà dopo la sentenza della Corte d'Appello che ha restituito la Serie B ai rosanero, parte con Pasquale Marino. E’ lui il nuovo allenatore del club di Viale del Fante: tutto in pochi giorni, dal primo contatto fino alla firma del biennale questa mattina con annessa presentazione. Quasi un cerchio che si chiude per l'ex guida tecnica dello Spezia che sia da allenatore che da giocare ha girato tutta la Sicilia.

"Sono contento di aver ricevuto questa proposta e di accettarla, per me era una occasione importante – esordisce Marino in conferenza stampa – Per un siciliano sposare un progetto come quello del Palermo mi rende orgoglioso. Le responsabilità sono tante, ma questo fa parte del nostro lavoro e ci impegneremo al massimo per fare bene. Dovremo ricostruire una squadra per dare le soddisfazioni che questa città merita".

Un Palermo che riparte con un nuovo progetto, nato a tavola a Marsala davanti ad un piatto di cous cous tra Marino ed il direttore generale Lucchesi. Sarà una squadra senza sprechi come raccontato dal direttore generale: "Dobbiamo voltare pagina, ma non dobbiamo buttare il bambino con tutta l'acqua sporca – ammette Lucchesi – Chi vuole i giocatori del Palermo deve bussare e presentarsi con le offerte giuste, noi non regaliamo nessuno. Non c'è nessuno incedibile, però ci sono una serie di ingaggi lauti rispetto a degli standard che sono fuori da ogni riferimento. Questi hanno portato a 47 milioni di euro di debiti, c'è stato un tenore di vita superiore ai ricavi aziendali. Si sono spesi 70-80 milioni in due anni e qui non si è vinto nulla".

Marino non fa proclami, ma ha le idee chiare su quello che la sua squadra – con l'auspicio di averla quasi completa prima del ritiro (QUI) – dovrà fare: "Dobbiamo creare un gruppo di giocatori che può creare soddisfazioni – conclude l'allenatore – Le vittorie arrivano attraverso il gioco, non si può improvvisare e bisogna cercare le pedine adatte per questo progetto. Le partite non si vincono solo perché ci chiamiamo Palermo. Vorrei trasmettere alle mie squadre la voglia di dare il cuore lì dove non ci sono le qualità tecniche".

A cura di Giovanni Mazzola

Redazione

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