Quattro a te e quattro a te. “Non si fanno le differenze”, Mou lo sa. E i suoi lo seguono: quattro gol al West Ham, quattro allo Swansea. Tanto per mettere fin da subito le cose in chiaro, per dimostrare che quest’anno il Manchester United c’è. Eccome se c’è, e si vede. In attacco e in difesa: due clean sheets, zero gol subiti. Ma quali sono i punti chiave della squadra di Mourinho?
Detto dei zero gol subiti, la cosa che stupisce dello United è proprio la solidità di squadra. Squadra corta, compatta, gestione tattica della partita che è l’esemplificazione del modo di intendere calcio che ha Josè Mourinho. Lui spiega, la squadra segue. E il ManU vince. Convincendo, lasciando De Gea (spesso) spettatore non pagante. E’ ancora presto, ma le basi ci sono. Soprattutto vedendo come la squadra si muove in campo e sa leggere e situazioni. Rivedere il secondo tempo con lo Swansea per credere: tre gol in cinque minuti, tra l’80esimo e l’84esimo, Lukaku, Pogba, Martial. Per chiudere la pratica aperta da Bailly allo scadere del primo tempo.
Ebbene sì, il secondo punto riguarda lui. Si scrive Nemanja Matic, si legge scippo. Al Chelsea, a Conte e chissà, al titolo. Perchè il serbo non sta sbagliando un pallone: corre, lotta, spacca il gioco avversario. E trascina con sè i compagni, Pogba su tutti. Compagno di reparto, due gol in due partite. Legati indissolubilmente alla presenza di Matic: con la sua sicurezza ed esperienza, oltre alla posizione più bassa verso la difesa, Matic permette a Pogba di alzare il proprio raggio d’azione. Da 4-2-3-1 a 4-1-4-1 in fase di possesso, United camaleontico e fino ad ora perfetto in campionato.
Un bomber serviva. Forse, a fine mercato, saranno due, col ritorno di Ibrahimovic. Ma quello che c’è, ad ora, basta e avanza. Quattro partite stagionali, tre gol. Tre in Premier, la punta d’assalto al titolo è Romelu Lukaku. Un rapporto da ricostruire, quello tra lui e Mourinho: due caratteri forti, mai capitisi fino in fondo ai tempi del Chelsea. Poi l’intuizione di mercato: non Morata, ma Lukaku. Per dimostrarsi di essersi sbagliati a Londra, con la possibilità di redimersi a Manchester. L’avvio del belga sembra andare in questa direzione.
Community Shield 2016, League Cup 2017, Europa League 2017. I tre trofei della scorsa stagione non sono bastati: critiche al gioco, alla squadra, allo stesso Mourinho. “Fa sempre bene al secondo anno” si dice. Lui ha ascoltato, preso nota e chiesto quattro rinforzi alla società. Il Manchester United ha risposto con Lindelof, Lukaku e Matic. Ne manca uno, un esterno offensivo. Non sembrerebbero bastare Rashford, Mata, Martial (due gol in due partite intanto) e Lingard (oltre a Mkhitaryan). Non sembrerebbe bastare Ibra, la ciliegina sulla torta. Inseguito Perisic, sognato Bale, per ora non è arrivato nulla. Per ora, partendo dal presupposto che la voglia di vincere, a volte, supera le esigenze di mercato. Ma con Mourinho le sorprese sono dietro l’angolo. E spesso sono vincenti, soprattutto al secondo anno.
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