È stato l’allenatore del primo storico scudetto a Napoli nel 1987, oggi Ottavio Bianchi vive a Bergamo, ma il calcio occupa solo una parte marginale della sua vita: “A casa non ho nemmeno un trofeo o una maglia e le partite le seguo solamente in tv, non mi piace l’atmosfera di certi stati, detesto gli insulti” ha detto l’ex allenatore del Napoli al Corriere dello Sport.
“Quando ero allenatore mi chiamavano Ottavio l’Orso o il Taciturno, ma io non sono così. A Napoli ho vissuto completamente isolato, è stata una mia scelta, per evitare di essere stritolati. A Napoli sono stato calciatore, allenatore e anche dirigente. In nessuna altra parte del mondo ho incontrato la cultura e l’intelligenza che ho trovato in quella città”.
Poi passa all’attuale stagione del Napoli: “È l’anno buono, per i grandi numeri della squadra di Sarri. Lui è bravissimo, è un piacere vedere in azione la sua squadra, giocano a memoria. Quando uno ha il pallone e gli altri si muovono è tutta un’altra musica. Quest’anno gioca per vincere lo scudetto, quando si acquisisce una continuità di piazzamenti, lo scudetto non diventa più una chimera. L’Europa League in questo momento non conta rispetto al campionato, se un giocatore si fa male, non ha tempo di recuperare giocando ogni 3 giorni. La Juventus è l’unica squadra abituata a vincere, è l’unica che ha un livello europeo, è abituata a vincere ed ha un organico competitivo”.
Poi sulla Nazionale: “Abbiamo toccato il fondo, eliminati dalla Svezia, una squadra tecnicamente molto modesta, ma anche in Sudafrica e in Brasile non era andata meglio. Bisogna credere nei giovani, senza esitare. In Italia solo l’Atalanta valorizza il settore giovanile. Percassi sta facendo un lavoro splendido. Anche il Milan sta lavorando bene per il futuro, mi piace il suo blocco italiano”.
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