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L’amicizia con Osimhen e le capriole di Oba Oba Martins: chi è Okwonkwo, bomber del Cittadella

Se il Cittadella ha raggiunto per cinque stagioni consecutive i playoff lo deve anche al suo direttore generale Stefano Marchetti e alle sue intuizioni. L’ultima è stata il prestito di Orji Okwonkwo dal Bologna. Fuori dal campo è un ragazzo timido, non ama parlare tanto. Ma quando si mette i calzettoni è tutta un’altra storia.  

“Mi volevano 3 big della Premier ma…”

In Nigeria lo chiamano la “Perla Nera”, un soprannome che già dice tante cose su di lui: fin da piccolo, quando a cinque anni ha cominciato a prendere a calci un pallone, si era capito che potesse avere qualcosa di speciale. Con l’Abuja FC, squadra con cui ha militato fino alla maggiore età prima di arrivare in Serie A, aveva attirato le attenzioni delle grandi squadre della Premier League, come ha raccontato ai microfoni di gianlucadimarzio.com: “Chelsea, Arsenal e Tottenham mi hanno chiamato ma ho scelto il Bologna perchè mi prometteva tante cose, è stata una scelta fatta anche con i miei genitori ma anche perché mi piace molto l’Italia“. 

Il Mondiale Under-17 e l’amicizia con Osimhen

Prima di arrivare nel nostro Paese, però, è stato sul tetto del mondo con la sua Nigeria. Vincitore del Mondiale Under-17 nel 2015, si è fatto conoscere anche per un gran gol nella semifinale contro il Messico: una fucilata dai 30 metri che il portiere non ha nemmeno visto partire. 

 

In quella nazionale c’era anche Victor Osimhen: “Ci sentiamo quasi sempre, è come un fratello per me, parliamo e ci confrontiamo dopo le partite. Ci conoscevamo fin da piccoli, abbiamo fatto le giovanili insieme. Lui è davvero troppo forte, veloce e tecnico. Vorrei diventare come lui“. 

Arrivato a Bologna trova Roberto Donadoni, che crede subito in lui: “Sapeva delle mie potenzialità, mi ha fatto esordire e mi ha detto semplicemente di dimostrare quello che sapevo fare. Al primo gol con il Sassuolo ho offerto da bere ai miei compagni“. Poi i prestiti senza lasciare il sengo al Brescia, alla Reggina e al Montreal Impact, ma dove ha incontrato Thierry Henry come allenatore: “Sembra cattivo ma non lo è: ti mette nelle condizioni di dare il meglio, ti sprona“. E forse i suoi insegnamenti se li ricorda ancora oggi. Con il Cittadella 6 reti in 8 partite stagionali. Ma sempre con i piedi per terra: “Faccio tutto quello che riesco a fare fino a fine campionato e vediamo che succede. Anche con la Nigeria – con cui deve ancora essere chiamato dalla nazionale maggiore  aspetto il momento giusto e magari un domani riparto, non c’è fretta, sto lavorando in attesa della convocazione“. 

Quell’esultanza di Obafemi Martins

Foto A.S. Cittadella

Fin da piccolo emulava le capriole di Obafemi Martins: “Mi piaceva come esultava, è una cosa va allenata da quando ero bambino, ci provavo e pian piano ho imparato”. E se i gol continueranno ad arrivare in Serie B, per vederlo roteare in aria con la maglia delle Super Eagles ci vorrà meno tempo di quanto lui si possa immaginare. 

Andrea Molinari

Nato a Verona nel 1998, il mio primo ricordo vivido legato al calcio è Shevchenko che sbaglia un rigore contro il Bayern Monaco. Grazie a lui (e anche a Kakà) da piccolo mi sono innamorato del pallone. Ma lui non lo sa. Sì, perchè ho giocato anche, purtroppo senza risultati. Nato attaccante, sono finito a fare il terzino: di solito succede a quelli con i piedi quadrati. Oggi provo a dimostrare questo amore scrivendo.

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