A Roma questo giovedì arriva un Olympique Marsiglia diverso rispetto a quello visto negli ultimi anni. Da febbraio della scorsa stagione si è aperto infatti un nuovo ciclo che ha visto cambiamenti in tutti gli scalini della piramide gerarchica del club del Sud della Francia: dalla dirigenza all’allenatore. Il presidente è Pablo Longoria, giovane stratega cresciuto a pane e cassette con partite di calcio che per la prima volta nella sua carriera dirigenziale ha in mano la completa gestione di una squadra. Era arrivato come direttore sportivo a settembre 2019 per sostituire il partente Zubizarreta, oggi è il ‘chairman’ dell’OM.
In panchina, quindi, c’è l’uomo scelto da Longoria: Jorge Sampaoli. El ‘hombrecito’. Piccolo e scatenato in panchina. Durante una partita percorre chilometri su chilometri per smaltire la sua ansia: “Anche Nietszche pensava camminando. Io ho bisogno di muovermi per pensare e analizzare bene le situazioni”, disse in una conferenza stampa di qualche mese fa. Il suo modulo in campo varia, difficile identificarlo: si parte con un 3-4-3 che si può trasformare in 3-3-4 o anche in un 3-2-5. L’OM è una squadra che gioca all’attacco e che porta molti giocatori in fase offensiva, creando pericoli alle difese avversarie, ma concedendo spazi nelle ripartenze: questa potrebbe essere una chiave, anche se uno come Sarri è difficile che si limiti al contropiede. Insomma, prepariamoci a un grande spettacolo.
L’OM di quest’anno è composto da giocatori in cerca di riscatto, come Under e Pau Lopez, e tanti giocatori giovani di grande prospetto, come il centrocampista Guendouzi, il difensore Saliba e il già più noto Gerson, una via di mezzo tra chi deve ancora esplodere e chi deve far ricredere dopo alcuni anni (proprio in Italia) un po’ al di sotto delle aspettative. Poi ci sono due giocatori che fanno la differenza: il primo è Dimitri Payet, faro e luce che illumina questo Marsiglia. Dai suoi piedi può venir fuori qualsiasi cosa in qualsiasi momento. È un giocatore che, se in giornata buona, ti fa valere tutto il prezzo del biglietto. Payet è un inventore: dalla stagione 2017/2018 nessuno, neanche De Bruyne o Messi, ha creato occasioni da gol quanto lui. E poi c’è Arkadiusz Milik: il polacco è reduce dal lungo infortunio al menisco che lo ha tenuto fermo in estate, ma è già tornato sia in campo che in gol. Domenica scorsa ha segnato alla prima da titolare dopo lo stop, ed è pronto a far volare l’OM, come aveva fatto da marzo a maggio dello scorso anno, dopo il suo arrivo da Napoli. Arek è sempre Arek.
L’Olympique Marsiglia ha vinto solo uno dei sei precedenti: c’era ancora la Coppa Intertoto e l’OM vinse 3-0 al Vélodrome contro la Lazio di Delio Rossi, Rocchi e Di Canio (era il 3 agosto 2005). Più famoso è invece il 5-1 laziale sull’OM nella fase a gironi della Champions 1999/2000, con quattro gol di un Simone Inzaghi in stato di grazia. Gli ultimi due precedenti invece risalgono a tre anni fa: Lazio e OM s’incontrarono di nuovo ai gironi di Europa League e la Lazio vinse, facilmente, su un Marsiglia in cui s’iniziavano a intravedere i primi segnali della fine dell’era Rudi Garcia. Oggi sarà un’altra cosa: la Lazio resta favorita, ma l’OM è in crescita e ha un progetto sportivo importante. Fatto di giovani promesse e di una nuova e chiara filosofia. Non proprio quella di Nietszche, ma quella di Sampaoli. In continuo movimento verso traguardi importanti. La strada è tracciata.
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