Tra le riserve ce n’era uno bravo: “Andavo a vederlo ogni
partita, aveva qualcosa in più”. Monitoraggio: “Controllavo i suoi
progressi ogni settimana, lui si allenava duramente, intravedevo qualità da
grande centrocampista”. Nonostante lacune iniziali, forse comprensibili: “Quando doveva attaccare
era sempre il primo, propositivo e dinamico…”. In difesa meno: “Non pensava
fosse importante. O per lo meno che fosse tra le sue caratteristiche primarie”. Roba da teenager. Quando Milinkovic era ancora Sergej e la “Milinkocrazia” neanche esisteva. Giusto un accenno. Sguardi e occhi vispi, un fantasista del pallone “col sorriso
sulla faccia!”. Sveglio. Al Vojvodina, da piccolo, si nascondeva dietro un albero per saltare i giri di campo. Ragazzate comprensibili. Ma un’ambizione da top player: “Voleva migliorarsi continuamente”.
Quotidianità del campo: “Ok coach, va bene coach”. Testa bassa e lavoro: “Migliorare,
migliorare e migliorare!”. Virtù da leader: “Sapeva ascoltare”. Senza
controbattere, senza alzare la testa. Milinkovic-Savic ha
iniziato così, tra le riserve del Genk, acquistato per 450mila euro: “Giocava da numero 10, l’abbiamo fatto
diventare un numero 8”. Tradotto: una mezz’ala. Anzi, un tuttocampista “box-to-box”.
Parola di Alex McLeish, ex allenatore di Milinkovic al Genk. Quello che forse,
almeno in parte, ha contribuito a renderlo uno dei migliori nel suo ruolo, vendendolo alla Lazio per 10 milioni: “E
non l’ho nemmeno preso io eh! Arrivai ad agosto, quando mandarono via l’allenatore
precedente (Emilio Ferrera ndr)”. Colpo di fortuna per Sergej, di fulmine per
Alex: “Ragazzo fantastico, gli auguro il meglio”. Perché tra le riserve ce n’era
uno bravo e oggi Alex ne parla così, in esclusiva su Gianlucadimarzio.com.
Basta pronunciare “Milinkovic” per farlo sorridere: “Ah,
Sergej. Sono fiero di averlo allenato, anche col Nizza ha segnato due gol, lo
seguo sempre”. Esordisce così, con tante cose da dire: “Quando l’ho allenato era
ancora un ragazzino, ora è un uomo. Un talento assoluto di appena 22 anni”. Costruito con l’impegno,
la fiducia e… qualche video: “Come dicevamo, era brillante in attacco ma non in
difesa. Così abbiamo parlato, gli ho mostrato alcune azioni che faceva in partita, cosa avrebbe dovuto migliorare. E lui ha
capito subito, mi disse che avrebbe cambiato atteggiamento”. Ipse dixit, Sergej modifica il
suo stile: “Abbiamo lavorato molto per farlo diventare un giocatore alla box-to-box,
soprattutto mentalmente. Gli dicevo che quando perdeva il pallone non doveva
fermarsi, ma continuare a correre. Col tempo ha avuto un impatto
pazzesco”. Titolarissimo da dicembre in poi, Milinkovic si piazza in mezzo e non esce più. Segna pure un gol da cineteca: “Contro il Mekelen, me lo ricordo
ancora! Pazzesco, da grande giocatore. Alla Ronaldo dai. O alla Totti, per
restare in Italia. Si fece dare il pallone, mirò all’incrocio… e la piazzo”.
Amazing score: “E’ un giocatore fantastico. Rapido, tecnico, con noi segnò 5 reti. Sono contento
per lui, ci siamo rivisti dopo un Napoli-Lazio e l’ho salutato con affetto”.
Greatest hits di McLeish, oggi fermo dopo l’esperienza allo Zamalek (ha allenato anche Birmingham, Aston Villa, Rangers e la nazionale scozzese). Adesso Inzaghi se lo gode, in 3 anni è diventato un
titolare inamovibile. 85 presenze e 13 reti. Attacca, difende, contrasta, dribbla,
verticalizza, ha qualità. Miglioramenti evidenti. Contro il Nizza ha
segnato 2 gol sotto gli occhi di Muslin, ct della Serbia, ma la chiamata non
arriva: “Non so perché, forse non vogliono interrompere il buon momento della
squadra. Si sono qualificati, hanno buoni giocatori e vogliono continuare con loro. Può
darsi che lo chiamino ai Mondiali, quello sì. Ora è un altro giocatore rispetto
all’inizio…”. Stuzzica pure il mercato: “Normale che interessi a grandi club,
leggo di City e United. E’ sicuro, vale tanti soldi!”. Grazie anche a McLeish e a quei (video)consigli: “Ok coach, migliorerò”. Non ha intenzione di smettere.
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