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La concorrenza di Monchi e Corvino vinta, il gradimento di Spalletti e una partenza-razzo: l’Inter si gode un super Odgaard

L’indicazione è subito chiara: prima palla buona giocabile e tocco a superare l’uscita del portiere avversario. Uguale = gol nel sangue, freddo al pari di una Danimarca-paese d’orgine che l’ha visto nascere, crescere e spiccare il volo verso il nerazzurro. Tripletta al Milan, nel derby Primavera e con sfortunati assist avversari, e miglior modo per presentarsi al campionato italiano: Jens Odgaard (da non confondere con il quasi omonimo Martin, astro ancora inespresso di proprietà del Real Madrid e dotato, almeno graficamente, di aptang ed altra “E” in più) è uno dei nuovi, grandi volti della squadra di Vecchi, arrivato in estate dal Lyngby e capace di portarsi a casa, nell’arco dei primi 180’ stagionali, il primo pallone di un’annata in cui le premesse sembrano essere tutto fuorchè male.

A testarne (e comprenderne bene) le qualità la Primavera rossonera di Gattuso, in piena via di costruzione e punita, in 3 delle 4 occasioni capitate sui piedi del classe ’99 danese: al primo pallonetto vincente, ecco l’aggiunta del diagonale con “bacio” al palo lontano e al tocco di petto sottoporta per completare una giornata da ricordare. Nuova tappa di un cammino che lo ha già visto rubare la scena a tutti nel precampionato nerazzurro, tra trofeo “Mamma Cairo” (miglior giocatore nel torneo) e gol a ripetizione (5) in 4 gare di Otten Cup, ereditando il posto precedentemente occupato da Pinamonti e ripercorrendo, almeno a livello realizzativo e nella giovane stracittadina, le orme di George Puscas, ultimo interista a realizzare tre reti in un derby Primavera (2014).

1,5 milioni sborsati dall’Inter per strapparlo (anche) alla concorrenza di Monchi e della Roma, nonché di Corvino e della Fiorentina, per un colpo in prospettiva che ora Vecchi si gode eccome (“Ha ampi margini di miglioramento, può diventare davvero forte”), elogiando il lavoro dello scouting giovanile nerazzurro nello scoprire e portare a casa un ragazzo ormai pienamente nel giro della Nazionale danese. E con discreti numeri: 14 reti in 30 gare tra Under16, 17 e 18, validi per guadagnarsi firma e quattro cifre (2021) della prossima e lontana scadenza di contratto con il club nerazzurro Palle alte o basse, poco cambia: i 188 centrimetri di altezza aiutano nello svettare sugli avversari, la fluidità nel calciare (col mancino e non) c’è. Fisico ben strutturato per tenere botta fisicamente anche a centrali arcigni, Paletta (oggi) compreso: uno che di gare importanti, a livello professionistico, ne ha vissute eccome…

Riccioli d’oro, al pari di un talento fatto della stessa materia: lo stesso capace di portarlo a siglare il primo gol con il suo vecchio Lyngby, squadra di seconda divisione danese, all’esordio assoluto (nonché più giovane di sempre per il club) a quota 15 anni d’età, contro l’Aalborg tifato da papà. Uno dei tanti motivi che ha portato anche il Guardian a inserirlo nell’elenco dei migliori 60 classe ’99 del mondo e…nella testa di Spalletti, già pronto a testare e studiare da vicino (dal ritiro estivo di Brunico) le qualità di un giocatore già pienamente entrato nello spirito della nuova avventura interista. Come? La risposta, pronta e immediata, arriva direttamente dai social, post derby deciso: “Milano è nerazzurra”. Dito sulla bocca, silenzio ed esultanza pacata, con tanto di tris indicato con la mano: simboli e soprattutto segnali di un talento pronto, con il tempo, a tentare il grande salto in prima squadra.

Simone Nobilini

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