“Sono le stelle che governano la nostra condizione“, da William Shakespeare ad uno stadio il concetto non cambia quando Odegaard ha la palla tra i piedi. Precocità e talento, due ingredienti che lo descrivono alla perfezione. Ha bussato alla porta del calcio da giovane, talmente presto che già sembra un veterano ed infatti porta al braccio la fascia da capitano dell’Arsenal. Con i Gunners ha iniziato una sorta di seconda vita, passando dall’adolescenza alla maturità.
Odegaard è cresciuto con il pensiero unico del calcio in testa e con un sogno ben preciso: diventare un campione. Nel 2014 era uno dei talenti emergenti in Norvegia e con la maglia del Strømsgodset ha iniziato a bruciare le tappe. Dal campo ai videogames, la palla come comun denominatore. Una tv, una stanza e Football Manager, ma al giovane norvegese non andava giù un piccolo particolare: non essere presente nel gioco. Per tutelare i minori, gli sviluppatori non inseriscono nella piattaforma i giocatori con meno di sedici anni. Grazie al consenso del padre riuscì a contattare e convincere Miles Jacobson, direttore responsabile di Sports Interactive.
La carriera del norvegese è caratterizzata da tanti record. In Norvegia è diventato il più giovane calciatore ad esordire in campionato all’età di 15 anni e 118 giorni. Qualità e voglia di emergere talmente esuberante che anche Guardiola ha messo gli occhi su di lui quando era l’allenatore del Bayern Monaco. “Con me diventerà il migliore al mondo” disse Pep ad “Her we go”, come rivelato da Jan Age Fjørtoft, ex dirigente della Federazione norvegese. Ci ha provato a convincerlo: “Invitai tutti loro a casa mia e scrissi su un foglio i quattro nomi dei club che erano interessati a lui: Liverpool, Arsenal, Real Madrid e Bayern Monaco”. Alla fine Odegaard ha scelto il Real Madrid e sappiamo il resto della storia.
Il Real Madrid ha dimostrato negli anni di avere fiuto per i campioni, ma spesso è il contesto a fare la differenza. Odegaard è arrivato in una squadra di “galacticos”. Non ha avuto molto spazio ed è stato aggregato al Castilla, la seconda squadra di Madrid. Ha giocato e lo ha fatto bene e a fine anno è riescito ad esordire anche in prima squadra, subentrando a Cristiano Ronaldo. Un cambio che a primo impatto ha portato alla luce il classico passaggio del testimone. Così non è stato. Nessun passo in avanti e la società ha iniziato a girarlo in prestito. Tra Olanda e Spagna ha coltivato esperienza, ma la definitiva consacrazione è arrivata con l’Arsenal e in particolare con Arteta.
Ed è qui che il cerchio si chiude, perchè se il fantasista non ha potuto trovare Guardiola, ha incontrato il suo ex vice allenatore, che ha imparato molto da Pep al Manchester City. Arteta ha avuto bisogno di molto tempo per plasmare le sue idee, ma ora la squadra sembra esprimerle alla perfezione. Un gioco in cui si esaltano i giocatori e tra questi proprio Odegaard. Il talento veste il norvegese ed ora è pronto a brillare sia in Premier League sia in Europa League, dove si candida a diventare il miglior “numero dieci” della competizione, anche se indossa l’otto sulla schiena.
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