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Oddo e l’Udinese, questione di destino: “Incontrai i Pozzo nel 2016, poi non si fece nulla. Qui grande potenziale in una splendida struttura”

Massimo Oddo e la panchina dell’Udinese: questione di destino, mettiamola così. Ed il motivo è presto spiegato dall’allenatore stesso: “Ebbi un incontro con i Pozzo nell’estate del 2016, mi avevano seguito dopo il campionato di B col Pescara. Ma poi scelsero Iachini”. Attraverso le pagine de “La Gazzetta dello Sport”, l’ex Pescara ha parlato così della nuova avventura intrapresa poche settimane fa, svelando anche i tanti retroscena su trattative poi non concretizzatesi. “Non è facile stare fuori. Perché l’amore per il lavoro è tanto. E il nemico principale è la noia. Io l’ho sconfitta giocando a footvolley. Se non occupi il tempo impazzisci. Ho girato, sono stato in Spagna e in Inghilterra. Mi chiedevano di far giocare alcune squadre come il mio Pescara: ma se quella squadra non ha giocatori e caratteristiche tali, che posso fare io…”.

Tempo di rivelazioni, allora: con chi poteva firmare prima di finire all’Udinese, Massimo Oddo? “Ho parlato con Frosinone, Brescia, Cagliari, ho avuto contatti con l’estero. Speravo in qualcosa di interessante in cui poter creare per il futuro. I Pozzo mi hanno chiesto di far crescere i ragazzi. Di costruire una squadra bella a vedersi. E, naturalmente, i punti. Ho lavorato i primi tre giorni ad alta intensità. Si usa molto il pallone e cerco di creare situazioni che ripropongano momenti della partita a campo aperto. Ho cercato di rubare da tutti gli allenatori che ho avuto, pure da quelli con cui sono stato meno bene, ma non mi rifaccio a nessuno. E dal calcio tedesco ho portato il comportamento: poche lamentele. Puoi prendere più dall’esterno che dal campo. Sono troppo avanti”.

Laureato in Scienze Manageriali dello Sport per essere professore della sua nuova Udinese, pur restando semplicemente…”Me stesso. L’errore più grande è far finta di essere quello che non sei. E anche far paragoni con il tuo passato da calciatore. Io ho sempre scherzato, lo faccio anche con loro. Chi si laurea non è intelligente. Ottiene solo una soddisfazione personale. Vero, l’obiettivo era un altro. Ma ho iniziato quasi per caso al Genoa. Grazie all’amicizia con Fabio Liverani, che è bravo. Mi proposero di allenare gli Allievi B. Ero scettico. E’ stata la cosa più bella, mi sono rapportato con dei ragazzini e ho due figli. Poi è arrivata la Primavera del Pescara, il ritorno a casa e tutto il resto”.

Ad Udine, il ritrovamento di una piazza perfetta dove poter sviluppare le proprie idee: “Grande potenziale in una splendida struttura. Ma, sia chiaro, qui non ci sono campioni. Non devono avere fretta. Possono arrivare. Ma, per esempio, Jankto di cui si è parlato tanto: ha degli ottimi tempi di inserimento, ma deve correre anche indietro. All’Udinese ho dato quel che mi hanno chiesto. I punti, per ora. Poi credo solidità, impegno, concretezza. In porta? In questo momento gioca Bizzarri, ha esperienza, parla e questa squadra era un po’ muta. Ma Scuffet ha il futuro davanti”.

E ora la sfida all’Inter, rievocando una sorta di derby milanese nei tempi rossoneri: “Ho scelto di vivere a Milano, è una città di riferimento, la più europea d’Italia, è sviluppata. L’Inter? I ricordi milanisti ti portano al derby, ma è una partita contro una squadra forte che ha cambiato poco e in cui si vede la mano dell’allenatore. Bisogna trovare tempi e modi per prenderli alti – conclude – e hanno due giocatori-svolta: Icardi finalizza, Borja Valero illumina”.

Redazione

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