L’hashtag è sempre lo stesso, pubblicato ovunque: e il significato, anche non conoscendo la lingua, risulta più che intuibile. #ObrigadoZé, già: perché nella notte, dopo la gara giocata dal suo Palmeiras contro il Botafogo, Zè Roberto ha dato ufficialmente il proprio addio al calcio giocato. Notizia già annunciata e non particolarmente ricca di spunti, almeno all’apparenza, a meno che non vi ricordiate di lui in campo da tanto, parecchio tempo: perchè a guardare bene la data d’identità, il centrocampista brasiliano ha maturato una decisione simile alla veneranda età di anni 43. Dopo ben 23 stagioni disputate a livello professionistico.
Uno degli ultimi baluardi del calcio dei primi anni duemila, insomma, lascia. E la domanda ricorrente tra chi non ha seguito con grande attenzione recentemente il futebol verdeoro è: “Davvero giocava ancora?”. La risposta sta tutta lì, nelle foto che ritraggono in lacrime una delle colonne ex Bayer Leverkusen e Bayern Monaco (tra le tante) all’ultimo fischio finale da calciatore sentito da vicino: rispetto a prima è cambiato solo il look, con qualche treccina lunga in più. Ma la sostanza, tanta e da terzino o incontrista, è sempre rimasta la stessa. Portato in trionfo dai compagni, obrigado nei confronti dei propri tifosi: “Termina una carriera, ma restano un legame ed un eredità”. Nonchè un insegnamento ad ogni talento nascente brasiliano, pronto a prendere come esempio chi, nel proprio palmarès personale, contiene la risposta alla definizione di lenda. Più italianamente, leggenda.
Quattro Meisterschale, altrettante DFB Pokal, due Supercoppe di Germania, due Coppe America, due Confederations Cup, una Liga, una Supercoppa di Spagna, un campionato paulista, una Copa do Brasil e un brasileiro: tasche non piene ma pienissime, in 23 anni di trionfi, che potrà ora svuotare e contemplare. Godendosi tutto ciò che ha conquistato, con quel coro in loop nelle orecchie: “Zé Roberto é animal“. Tra gli ultimi, storici volti di un calcio che, anno dopo anno, rivivremo solo tra immagini e libri.
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