Notte di sogni, di coppe e di campioni. Notte prima degli esami. Da Napoli a Londra, passando per Roma: le note di Antonello Venditti accompagnano la vigilia delle nostre squadre impegnate in Europa League. Per Napoli, Lazio e Fiorentina è arrivato il giorno della verifica. Del test più importante. L’esame europeo è un po’ come la prova di maturità. A scuola come all’università, dentro una promozione volevamo scoprire di sentirci più grandi. Di essere cresciuti. Volevamo toccare quella sensazione di maturità. Dietro a un banco, proprio come su un campo di calcio.
Maurizio Sarri, Stefano Pioli e Paulo Sousa, in fondo, cercano la stessa cosa. È chiaro che conta il passaggio del turno. E’ chiaro che conta centrare gli ottavi di finale. Ma dentro la qualificazione, forse, i nostri tre tenori cercano un significato più profondo. Vogliono sentire, scoprire, una consapevolezza diversa. Quella di potercela fare. Di arrivare fino in fondo. Per superare l’esame si sa, spesso ci vuole tanta preparazione, fisica e mentale, è un pizzico di fantasia. Per questo motivo più dei gol degli attaccanti, serviranno gli acuti degli uomini di maggiore talento. Quelli capaci di inventare. Di trovare la giocata vincente. Hamsik, Candreva e Borja Valero: come cantava Venditti, ‘questa notte è ancora nostra’. Forse meglio dire vostra. Perché da voi ci aspettiamo il guizzo. Il compito perfetto di uno studente modello.
Avete dimenticato come si fa? Nessun problema. Basta chiamare un vecchio amico. Si chiama Alberto Malesani. Ci potrà raccontare di tante notti, ma soprattutto di una notte. È il 12 maggio di diciassette anni fa. Serata fresca, il palcoscenico è prestigioso. Mosca, Stadio Lužniki. E’ il 1999. Il cielo che avvolge la capitale russa è pieno di stelle. A fine serata ne brillerà una più delle altre. È il Parma di Albertone che in Coppa Uefa conclude una missione da applausi. Tre schiaffi all’Olympique Marsiglia di Blanc e Pires. Pratica archiviata in mezz’ora. Crespo, Vanoli e Chiesa: il giorno dopo Piazza Garibaldi diventerà una succursale di Copacabana. Ma questa è un’altra storia.
Da quella notte ad oggi il timbro del made in Italy è arrivato al massimo in semifinale. Assente ingiustificato, proprio il marchio di casa nostra che a cavallo degli anni novanta ha portato a casa otto trofei in undici edizioni. Altri tempi. Oggi il piatto piange. Il digiuno è diventato una consuetudine. Un classico. Urge un’inversione di tendenza. Una svolta concreta. Notte prima degli esami: si accendono le luci qui sul palco, questa volta non sono ammesse voci stonate.
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