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“Non è vero, ma ci credo”: superstizioni e scaramanzie del tifoso contro il venerdì 13

“Lo vedi, te l’avevo detto ha funzionato”, la solita frase a fine partita. Tifosi e scaramanzia: essere superstiziosi è una sciocchezza, ma non esserlo porta male. Sempre la stessa routine: non importa allo stadio, al bar o sulla poltrona di casa, l’importante è che sia sempre il medesimo posto. Con le stesse abitudini, ripetute con maniacale precisione. Prima della partita si mangia: un panino al solito bar. Oppure no, meglio a casa, con quella parmigiana di melanzane che portò allo storico successo. E che importa se il campionato finisce a maggio! Allo stadio, sempre al solito posto, con a fianco il solito amico. Poi c’è la numerologia: il seggiolino? Numero pari ovviamente. Il volume della televisione, quello per forza dispari. Lo schieramento della propria squadra? Non importa, l’essenziale è il risultato. Ma sul divano la difesa è per forza a quattro e immobili fino alla fine del primo tempo. Poi ci sono i cimeli che hanno vissuto intere stagioni di campionato. Utili contro ogni tipo di avversario.

Quelli da indossare: come Spinelli, presidente del Livorno, ed il suo impermeabile giallo, o l’amministratore delegato del Milan Galliani con la solita cravatta, anch’essa sempre gialla. E poi la lotta con madri, mogli e amici: “Quando lo butti via?”. Guai a toccare il talismano! La superstizione arriva fino alle maglie indossate dai giocatori. Il Milan in maglia nera contro l’Arsenal? Per carità, ha già portato male contro Napoli e Lazio. Così Galliani nel 2012. Destino opposto per la divisa gialla e quella jeans del Napoli, terra della scaramanzia, utilizzate perché portavano fortuna. Lo stesso ex allenatore Benitez si arrese affermando: “Io non sono scaramantico e non ho chiesto di giocare così, ma è difficile cambiare proprio ora”. Una menzione particolare va invece ai tifosi del Parma, che nel derby contro la Reggiana fecero indossare a tutti i costi la maglia crociata ai propri giocatori. Sul gradino più alto del podio? I tifosi dell’Atletico Madrid, che nella finale di Champions League contro il Real decisero di non entrare dall’ingresso 13 a San Siro. Ma forse neanche la superstizione può nulla contro il destino, chiedere a Simeone. E se farete notare ad uno scaramantico che la propria routine non cambi il risultato della propria squadra? Beh allora la colpa è del vicino, che non ha seguito a dovere le sue abitudini. E l’influenza dei tifosi arriva anche ai giocatori…

Cambiano le sorti delle scelte, vedi Schweinsteiger, capitano della Germania, che agli Europei di Francia decise di battere i calci di rigore contro l’Italia sotto il settore dei tifosi azzurri. Il motivo? Nel 2012, aveva visto svanire una Champions League davanti alla curva del Bayern Monaco… Ma il vero scaramantico, quello che ci crede fino in fondo, non rivelerà mai il proprio segreto. Sicuro che la sua tradizione possa in realtà cambiare le sorti di una partita. Per fortuna è venerdì 13 e di partite il calendario non ne propone. Domani? Stadio, motorino al solito posto, ingresso alla solita ora e stessa sciarpa al collo. Se al primo tempo questo non bastasse, via allo scambio di posto. Tifosi e superstizione: non è vero, ma meglio crederci.

Redazione

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