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Nino e Nenè, Barbera e caipirinha. Palermo-Bari si accende nel finale, ma nessuno brinda

Ottanta minuti di noia, un quarto d’ora di fuoco. Alla vigilia ci si aspettava un Palermo-Bari con la A in testa: attese, aspettative, ambizioni. Fino a dieci minuti dalla fine, a dominare era stata solo l’ansia di rischiare. “Ci crediamo o no?”, chiedeva a gran voce la curva palermitana prima del rush finale. Messaggio recepito da un ragazzo cresciuto con loro: Nino La Gumina, coetaneo di tanti giovani della Nord, nato nel 1996, quando il Palermo era quasi tutto formato da ragazzi di casa. “Picciotti” allenati da Ignazio Arcoleo, piccoli e affamati. Ci sarebbe stato bene in quella squadra il “Nano Nino”, come lo chiamavano da ragazzino, quando si affacciava alla finestra di casa per sbirciare il campo di Capaci. Centimetri pochi, coraggio infinito. Quando colpisce il pallone che trafigge Micai forse gli ripassa davanti tutta la strada fatta: da quella cameretta a possibile eroe promozione di una città intera. Da pulcino a cigno. Poteva essere una favola, lo è solo a metà. Perché a due minuti dalla fine, un brasiliano di 34 anni spezza l’incantesimo: Miguel Anderson, in arte Nené. È lui a riportare a terra il Palermo. Sulla sponda di Floro Flores, si avventa come un falco e segna il quinto gol nelle ultime sette partite.

Un meteorite sui sogni di promozione diretta dei siciliani, una rete che vale oro per un Bari ridotto prima in dieci per l’espulsione di Marrone e poi in nove per quella di Anderson. Resistenza pugliese, rimpianti rosanero. Un punto per uno, pochi sorrisi per entrambe. I 18mila del Barbera – record stagionale – se ne vanno imprecando per i due punti persi, ma anche Grosso e soci tornano in Puglia con il fardello delle prossime assenze: fra diffidati ed espulsi, sabato contro il Perugia mancheranno Basha, Nené, Marrone e Anderson. Promozione diretta che si allontana per entrambe e rischio concreto di perdere posizioni nella griglia playoff. La classifica corta è la peggiore nemica di Palermo e Bari.

Il tempo corre e fugge via. Stellone ne ha pochissimo per dare un’anima a un gruppo che allena da 24 ore e che stasera perde un altro pezzo con l’infortunio muscolare di Struna, uscito nella ripresa per una sospetta lesione al flessore della gamba destra.

Lo sloveno esce zoppicando, come le due contendenti. Bicchiere mezzo vuoto, che sia Barbera o caipirinha, nessuno può davvero brindare per un pareggio che porta più teste basse che sorrisi.

Quello a 32 denti dei genitori di La Gumina, pronti a festeggiare nella casa di Carini, si è trasformato in una smorfia. Papà Filippo e mamma Silvana potevano festeggiare un primo maggio da sogno. Tutto rimandato. Non possono ridere, ma un piccolo sorriso non glielo toglie nessuno. Il loro bimbo, dall’alto dei suoi 163 centimetri, sta diventando un gigante. Ha 22 anni e una città sulle spalle. Ha accarezzato per qualche minuto il sogno di essere eroe. Sarebbe stata la soddisfazione più grande di una stagione che lo ha già visto esultare sei volte e tremare di gioia dopo il primo gol al Barbera. Era ottobre, l’avversario era il Parma. Forse adesso l’ostacolo maggiore fra lui e il Paradiso. È stato il primo palermitano a segnare in questo stadio dal 2009. Il primo dopo Tedesco. Questa volta un brasiliano gli ha tarpato le ali. Nestorovski è fermo ai box, nelle ultime tre gare toccherà ancora a lui. Poi forse, ci sarà un supplemento di stagione. Magari ritroverà il Bari e Nené. E qualcuno quel giorno brinderà di sicuro. Barbera o caipirinha, oggi è stato solo un aperitivo.

Claudio Giambene

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