Interviste e Storie

Neymar al Santos, déjà vu di una generazione nostalgica

Neymar al Santos

Il calciatore brasiliano ritorna tra la sua gente, nel suo stadio, con la sua maglia: ed è subito nostalgia

Era il 2013 quando sui muri dello spogliatoio del Santos aveva promesso ai suoi compagni: “Eu vou, mas… eu volto” (“Me ne vado…ma tornerò”). 12 anni dopo, quel ragazzo di nome Neymar da Silva Santos Júnior è tornato a casa. L’ultima pagina della sua carriera, ripartendo dove tutto era iniziato. Un déja vu di quelli nostalgici ma voluti e ricercati.

Era l’anno delle Mercurial e del tormentone estivo Ai se eu te pego (il riferimento non è casuale), quando la novità era un ragazzino con la cresta e un cerotto sul naso che faceva impazzire le difese brasiliane e il mondo di YouTube con doppi passi, veroniche e sombreri.

Neymar ha unito il Sud America e l’Europa, diventano un’icona mondiale e un talento generazionale che ha ispirato milioni di bambini.

A Barcellona con i più forti del mondo, per poi cercare di esserlo a Parigi. Con il peso del trasferimento più costoso nella storia del calcio. Istantanee di una carriera di alti e bassi, di luci e ombre, come le lacrime di gioia a Berlino nel 2015 e quelle di dolore nel 2020 per una Champions League da protagonista sfumata sul più bello nel rumoroso silenzio di Lisbona.

Neymar, eroe dei due mondi

Simbolo di un Paese e di una nazionale che ha sempre avuto il bisogno di identificarsi in una figura che smuove passione e sentimento. Tanto forte, quanto fragile fisicamente. Preludio di un’avventura con l’Al-Hilal che non è mai davvero iniziata.

Neymar ha raggiunto la popolarità dei grandi prima ancora di diventarlo. Principe imperfetto mai diventato Re. Spagna, Francia e Arabia Saudita per trovare il suo posto del mondo: ma forse, bastava semplicemente tornare a casa per ritrovare quell’armadietto dove aveva lasciato la sua promessa, al Santos e a sé stesso. “Eccomi, sono tornato”.

Lorenzo Bloise

Classe 2001, nato nel comasco, oggi pendolare a Milano. Amante dello sport in tutte le sue sfaccettature: giocatore di provincia di basket, con il calcio mi sono limitato alla PlayStation. Cresciuto tra un doppio passo di Cristiano Ronaldo e un fadeaway di Dirk Nowitzki. Davanti alla televisione, allo stadio o al palazzetto con la stessa curiosità di un bambino. Highlights, repliche, interviste e dirette notturne: ogni scusa è buona per non perdermi nulla. La letteratura mi ha aiutato a riscoprire la bellezza e l'efficacia delle parole: le stesse che mi permettono di raccontare ciò che gli altri si limitano a guardare. Storie, anedotti e culture che si intrecciano tra di loro: per me lo sport è questo e tanto altro.

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