È notizia di questa sera che il Newcastle ha cambiato proprietà. Mike Ashley ha ceduto il club al Pif (Public Investment Fund), fondo direttamente controllato dal governo dell’Arabia Saudita.
Il Pif ha investito 300 milioni di sterline (circa 350 di euro) per acquistare l’80% della società. Il resto è stato rilevato da PCP Capital Partners e RB Sports & Media group. Dopo Qatar (Psg) e Emirati Arabi Uniti (Manchester City), un’altra nazione del medio oriente arriva nel calcio europeo ai massimi livelli per cambiare le regole del gioco.
Un primo tentativo era stato fatto nell’estate 2020, quando il board della Premier League non aveva però approvato la cessione del club.
La trattativa si è così sbloccata negli scorsi giorni, quando l’Arabia Saudita ha cancellato l’embargo verso beIN Sports, emittente qatariota a cui era stato precedentemente bloccato il segnale.
Come ha fatto però notare Sacha Deshmukh, direttore esecutivo di Amnesty International nel Regno Unito, nella vicenda si potrebbe aver perso di vista diverse violazioni (relative alle molestie, incarcerazione e addirittura omicidio nel caso di Jamal Khashoggi, di giornalisti e attivisti per i diritti umani nel Paese):
“Al posto di accettare enti implicati in pesanti violazioni dei diritti umani perché hanno grandi disponibilità economiche, la Premier League dovrebbe cambiare le proprie regole sull’acquisto dei club valutando anche la materia dei diritti umani. Per questo, abbiamo inviato un nuovo test adatto in materia alla lega per elevare tali standard”.
L’entusiasmo dei tifosi del Newcastle è infatti difficilmente contenibile, proprio per la portata economica dei nuovi proprietari del club. “Mi sento come dopo l’acquisto di Shearer”, ha dichiarato a Sky Sports Uk un tifoso.
Altri invece sperano in acquisti “galattici” anche se Newcastle non è proprio dietro l’angolo rispetto a Madrid.
Mbappé e Haaland sono i nomi sulla bocca di tutti. Il primo in scadenza di contratto fra meno di un anno e l’altro con una clausola da 75 milioni di euro che lo libererebbe in estate.
Solo sogni e suggestioni, ma con un patrimonio economico pressochè infinito (e il calcio come mezzo e non come fine), non si può escludere nulla.
Il piano di Mbs, ovvero Mohammed bin Salman, principe ereditario e leader de facto dell’Arabia Saudita, è stato ben riassunto in “Saudi Vision 2030”.
L’obiettivo principale è quello di rilanciare l’economia e l’immagine dello stato mediorientale a livello globale.
Per farlo, è utile anche un certo tipo di pubblicità, con il calcio fissato come un’esternalità positiva da cui trarre vantaggi a livello economico e non.
Secondo il Guardian, alla Premier League sono state date garanzie che lo stato saudita non interverrà direttamente sulle sorti del club, ma è difficile immaginare che sia davvero così.
Il regno (e qui è davvero ironico chiamarlo tale) di Ashley alla presidenza del club ha fatto perdere la speranza a tanti tifosi.
Quattordici anni, due retrocessioni in Championship e solo tre piazzamenti nelle prime dieci della Premier League. Più di 400 milioni di sterline spesi in trasferimenti, ma pochissimi risultati.
Adesso c’è un principe e infinite ambizioni in più: sognare in grande è possibile.
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