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Nazionale, la giovane Italia di Chiesa e Cutrone: “Grazie Di Biagio, stare qui è un sogno. Messi? Solo alla Playstation”

“Devo tanto al ct. Mi ha convocato in Under21, mi ha fatto fare l’Europeo. Da lui posso solo imparare”. Federico Chiesa introduce, Patrick Cutrone conferma: “Anche io ringrazio il mister che mi ha aiutato e chiamato qui. E’ un sogno, pensare che lo scorso anno ero in Primavera….”. La Nazionale italiana riparte da qui, dai giovani. Cutrone e Chiesa, i due scudieri del neo ct Di Biagio. 20 anni il primo, quasi 21 il secondo. Ecco la giovane Italia dalla quale far ripartire questo nuovo ciclo, con a capo – almeno fino a giugno – il loro ex allenatore in Under 21. La coppia gol dell’ultima spedizione giovanile che si ritrova nuovamente a braccetto, questa volta tra i grandi: “Non c’è pressione né paura – ammette Chiesa- Sono emozionato di essere qui, ma soprattutto onorato. Siamo qui per far ripartire un nuovo ciclo e lavoreremo al massimo per farlo”. Come in campo, Chiesa serve l’assist e Cutrone butta in pallone in rete: “Non ho paura o pressione data dalla responsabilità, ma ammetto che arrivare qui, a vent’anni è un sogno. Esordio? Beh ci spero, quello sì. Però più realisticamente spero di mettere in difficoltà il mister in questi giorni”.

E’ un Federico Chiesa a suo agio davanti alle telecamere. Composto, ma mai spiazzato dalle domande. Risponde a tutto, senza scadere nell’ovvio ma con il distacco – e un po’ di furbizia – del veterano. Alla Fiorentina è già un riferimento, soprattutto per la tifoseria alla ricerca di una bandiera viola: “Il mondo del calcio è pieno di insidie però l’importante è mantenere i piedi ben saldi a terra. L’allenamento è la cosa più importante di tutte, oltre quanto dimostri in campo. Il lavoro duro determina chi sei. Penso di potermi ritagliare un posto qui, anche grazie ai consigli di mamma e papà. Fondamentali nel darmi l’educazione per arrivare dove sono ora. Ovviamente devo migliorare tanto, devo dimostrare il mio valore, ma in questi due anni di Fiorentina mi sento migliorato. Con Sousa ho imparato la tattica e migliorato la mia tecnica, con Pioli sto imparando la gestione della gara senza sprecare energie inutili. Reggo i 90’ meglio, anche grazie all’esperienza di un anno di serie A. La mia evoluzione? Non ci sto neanche a pensare, non tocca a me decidere”. Per ora si gode l’opportunità che gli ha offerto Di Biagio, l’ultimo in ordine temporale a farlo giocare con la maglia azzurra. Un percorso iniziato in Under 19 “fondamentale perchè mi ha dato un’impronta calcistica. In tutte le categorie giovanili si gioca quasi sempre con lo stesso modulo, ci si allena come se fosse la Nazionale A. E poi si inizia subito a capire cosa vuol dire indossare la maglia azzurra, quella del tuo paese”. Infine Federico ha voluto ricordare il suo ex capitano Davide Astori, con un pensiero bellissimo: “Mi manca tantissimo. Era il mio capitano, mi aveva aiutato ad inserirmi dandomi i consigli giusti. Però dopo questo periodo difficile devo e dobbiamo reagire, soprattutto per lui. Lui voleva così, ragazzi forti e responsabili che davano sempre tutto per la maglia”.

A Patrick Cutrone invece il paragone caratteriale con Gattuso inizia a piacere “è vero, il mister mi ha trasmesso quelle caratteristiche che lui aveva da calciatore. Ma io ho sempre avuto quella cattiveria in campo, quella voglia di dare tutto per la squadra. Gli devo tanto, con lui è un insegnamento continuo”. Nazionale, Milan, Europa… tutto in meno di un anno: “Importante è non montarsi la testa, ascoltare i consigli di chi ti vuole bene. Io ancora non ho fatto niente. Bandiera del Milan? Non penso troppo avanti. L’importante è il presente. QUesta opportunità in Nazionale e il Milan. Basta”. Idee chiare per entrambi soprattutto sul prossimo avversario che incontreranno all’Etihad Stadium venerdi. Un coro a due, con gli occhi quasi sbarrati: “Messi? Sarà un’emozione unica incontrarlo”. Per Cutrone è ancora “un giocatore della playstation, non l’ho mai visto dal vivo”. Mentre per Chiesa “Messi rappresenta il calcio. Ho giocato contro Cristiano Ronaldo e sembrava finzione. Giocatore e atleta perfetto. Immagino anche Messi sia così. Quasi finto”. E giù a ridere, entrambi. Come due ragazzi di vent’anni.

Marco Juric

Aspirante scriba, si avvicina al calcio giocato grazie alla chioma fluente di Giovanni Cervone. Folgorato dalla prima autobiografia di Roy Keane, non si innamora del Manchester United, ma del Nottingham Forest. Dopo i primi trent’anni di osservazione partecipante, ha deciso di passare gli altri trenta che gli rimangono a scriverne.

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